Una rilettura dei molti film dell’Eni al tempo di Mattei, con una coda
fino al 1968. Nel quadro di un “programma culturale” non marginale, e non a
fini di pubblicità. Inteso invece, nel programma e negli effetti, a creare e
alimentare un humus aziendale di tipo
nuovo, partecipativo e attivo. Film numerosi e, quasi tutti, di ottima qualità:
sono opera d’occasione, commissionate, e tuttavia d’impianto e svolgimento sempre
liberi. Nonché di tecniche documentarie innovative, da Joris Ivens a Bernardo
Bertolucci. Che Ventriglia, giovane studioso all’Orientale di Napoli, ha
riscoperto dopo un quasi cinquantennale oblio e qui presenta.
La rilettura è precisa senza essere mai noiosa. Ventriglia, che ha
all’attivo anche una discreta dote di scritture letterarie, contestualizza le
opere oggetto di studio in una sorta di quadro narrativo. Che è alla lettura
per molti aspetti affascinante. Anzitutto per il rispetto che la Funzione
Pubblica aveva allora del suo lavoro, in una sorta di spirito di servizio –
quasi patetico al raffronto inevitabile dell’attualità, e tuttavia risarcitorio.
Di più – ed è quello che più fa aggio alla lettura - per la riscoperta di
un’esperienza internazionalista irripetuta. Da parte dell’Italia che pure usciva da trent’anni di nazionalismo
e isolamento. Che era anche un’avventura imprenditoriale – poi vantaggiosamente
proficua. Di un’epoca, dice il giovane autore, “dove sembrava possibile fare
tutto”. Che sicuramente non è vero, però dà la distanza siderale tra i tempi,
allora e oggi.
Luigi Ventriglia, L’Eni di Enrico Mattei
- Intellettuali, arte e impresa, gli anni dell’utopia - I grandi documentari
(1950 - 1968), amazon per kindle,
pp. 177 € 2,68
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