Sarà Cameron a salvare
la Ue? È tutto dire, un euroscettico. Ma è l’unico, fra i capi di governo, che
mostri di avere capito il voto di domenica. Dopo Renzi, ma per ragioni opposte,
più in linea con l’insoddisfazione che il voto ha espresso, in tre dei maggiori
paesi dell’Unione, Gran Bretagna, Francia e Italia (Grillo più Lega), e in
altri minori.
Si capisce
l’insoddisfazione di Renzi alla direzione del Pd, di ritorno dal primo vertice
a Bruxelles dopo il voto. L’Unione va avanti come se nulla fosse avvenuto, con
i soliti Juncker, contro cui Cameron ora minaccia un referendum, Van Rompuy e
altri piccoli burocrati, se scegliere l’uno o l’altro. Per non fare del ersto
niente, se non quello che detta Berlino.
La prima notizia stamani
è che Bruxelles forse già domani, che in Italia è la festa della Repubblica, chiederà
un taglio. Di quattro miliardi, forse cinque, non si sa, ma una Ue impersonale
solo in una certa ottica si può ancora concepire. Mentre continua l’indifferenza
verso l’immigrazione, il fatto epocale di questa fase storica dell’Europa.
Merkel ne parla giusto in chiave sciovinista: “La Germania ne accoglie più dell’Italia”.
È come Renzi ha detto ai suoi sul volo da Bruxelles: sembrerebbe tutto irreale
se non fosse vero.
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