mercoledì 11 giugno 2014

Secondi pensieri - 178

zeulig

Bugia – Non si mente del tutto mentendo.

Dio – Niente di ciò che è manufatto piace come la brusca creazione: un viso, una figura, un taglio di luce, un paesaggio,, anche la tempesta, anche il terremoto. La roba a cui l’umo non può mettere mano. Il piacere intendendosi come stupore: piace cioè impressiona, s’imprime, condiziona. Una Ferrari? Un vestito di Dior? Sono per pochi, per reddito e gusto. Il manufatto artistico conferma l’imponenza del creato, la voglia di riprodurlo essendo la sua ragione. Si possono intendere l’una e l’altro, la creazione e il piacere che dà, due forme di Dio. Che più spesso non è in chiesa, chiuso, smarrito.

“Un Dio s’incontra nel reale”, dice bene Lacan.

Io - Se Dio fosse nel processo hegeliano di negazione e oltrepassamento, allora sarebbe un serial killer: una cosa è o non è. L’io protestante, o idealismo, è l’umiliazione dell’individuo, per quella rivolta contro l’oggetto che è invece il soggetto, una moltitudine di soggetti, mai riducibili a oggetti, anche perché lavorano insieme alacri per approfondirsi e moltiplicarsi - cosa di cui il Vaticano e la chiesa sempre sono stati al corrente (anche fuori dal confessionale).

Riforma - Non è nata capitalista, ma se ne fa vanto. È all’origine della superiorità del Nord contro il Sud. Contro i Sud del mondo, e quindi contro il mondo: ogni razzismo è chiusura e autolimitazione.
Non fu progressiva, e fu anzi una reazione, contro il Rinascimento, che riuscì a bloccare - Nietzsche lo spiega più volte: il servo arbitrio è abominevole. Soddisfece l’istinto beghino, sacrificale. E, checché ne abbia potuto dire Max Weber, non piantò il capitalismo, se esso si vuole libertà e democrazia.
Che la Riforma escluda la Rivoluzione non è fisima di Carlyle e Hegel: se la Riforma mancata implica una politica dimezzata, senza la libertà, la Riforma invece non la esclude del tutto, escludendo la politica?

La storia della Riforma non è migliore di quella della Controriforma.
La Riforma non scaturì da uno spirito più moderno, ma era in buona parte una reazione del fondamentalismo cristiano, contro l’unità di natura e grazia, o unità del mondo.

Il necrologio che Hamsun, l’anarchico premio Nobel, dedicò a Hitler il giorno della capitolazione, lo dice “un guerriero, un pioniere dell’umanità, un apostolo del vangelo del diritto di tutte le nazioni. Era un riformatore di altissimo rango, ma il suo destino storico fu di operare in un’epoca di barbarie senza precedenti, una barbarie che ha finito per abbatterlo”. Hitler avrebbe obiettato, si voleva rivoluzionario e non riformatore, ma il ritratto per il resto avrebbe gradito: la barbarie che con Hamsun combatteva con la Riforma era la democrazia, non altro.

Silenzio – Esiste, naturalmente, ma loquace. Quando si legge, si riflette, si prega, si rimemora.
Mario Brunello, il musicista, invita in “Silenzio” ad ascoltare il silenzio della natura. Tace infatti l’universo fisico, ma parla. Per indizi, cenni, le stesse cesure, che più sanno di silenzio. È dunque in linguaggio. Parte del linguaggio parlato, e un linguaggio a sé.  

Il suono della sera, o del mattino, del buio o della terra che si risveglia, dell’aria in altitudine, del mare in bonaccia al largo, questo è il silenzio.
Molte partiture lo prevedono – che Brunello ritraccia. Ma sempre è imprevedibile all’esecuzione. Il più famoso, il minuto di silenzio che prelude al quarto tempo della Sinfonia n. 2 di Mahler, per esempio, Miung Wung Chun ha eseguito fragoroso con l’orchestra di Santa Cecilia a Roma sabato  1 febbraio, benché “sostituto” dell’ultimo momento. Forse in memoria, l’orchestra o il maestro, o entrambi, di Abbado. Che con la n. 2, l’opera di Mahler da lui prediletta, lo celebravano.
Abbado lo stesso giorno l’“Economist” celebrava nell’obituary come maestro del silenzio: “C’è, diceva Abbado, un certo suono nella neve. Che non viene dal calpestarla. Stando su un balcone si può sentirla. Un suono che cade, si allontana, si smorza fino al nulla, pianissimo, come un respiro. Aveva imparato ad ascoltarlo dal nonno materno, un esperto di lingue antiche. Da un mero alfabeto, o un geroglifico, il nonno sapeva estrarre la musica che v’era nascosta”.

Sogno – È dentro il sonno, che è dentro il buio, anche in piena luce, come in un liquido amniotico. Ma attenta al mondo come apparenza: non ce ne sarebbe bisogno, di un’apparenza di apparenza cioè.

Suicidio - Si fa pure per gioco, la roulette russa, o la caduta libera del paracadutista, o in Giappone la cucina dei tetraodonti, pesce istrice, pesce pollo, pesce balestra, pesce scatola, del cui veleno il cuoco lascia traccia lieve, quanto basta a stuzzicare la lingua e dare un gusto di paralisi, quando non sbaglia. In Giappone uccidersi è un diritto e un onore, porta la reputazione dei posteri, e dunque la vita per l’eternità. Ma questa spiegazione apparenta i posteri, e i giapponesi, al personaggio di Gogol che sognava di uccidere qualcuno per uscire sul giornale. La roulette russa invece, con un solo proiettile nel tamburo, è feroce esecuzione, prolungata.

“Ci si uccide per impotenza”, dice Kafka a Janouch, per “un atto di egoismo spinto all’assurdo”, ma è assurdo il Kafka di Janouch. Scrivendo a Brod invece, al solito minuzioso e argomentativo, Kafka disse unica conclusione sensata della sua vita “non il suicidio, ma il pensiero del suicidio”. Che non vuole dire nulla – una debolezza? - ma per lui sì, era quanto bastava per darsi dell’incapace: “Uu che non riesci a fare nulla, vuoi fare proprio questo?”.

Stupidità - È l’unica cosa, diceva Renan, che dia nell’uomo un’idea dell’infinito. È una battuta di spirito, ma apre una strana finestra nel concetto dell’infinito: una sorta di occupazione del posto, in realtà. Come ogni forma (determinazione) del linguaggio.

Tempo – Se la storia del mondo si riducesse a 24 ore, quella dell’uomo prenderebbe pochi secondi verso la fine: il tempo più che la nozione di infinito genera quella di ristrettezza. Se l’età del pianeta si calcola in 5 miliardi di anni, l’evoluzione umana di 12 milioni di anni, l’homo sapiens in 50 mila anni.

zeulig@antiit.eu

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