“Propendo a ritenere i
negri, e in generale tutte le altre specie di uomini (perché ce ne sono quattro
o cinque di specie differente), di essere naturalmente inferiori a bianchi. Non
c’è mai stata una nazione civilizzata di un colore altro che bianco, né alcun individuo
eminente per imprese o riflessioni. Niente imprenditori ingegnosi tra di loro,
niente arti, niente scienze”. (David Hume, nota in calce all’edizione 1753-1754
del saggio “Sui caratteri nazionali”, uno degli “Essays and Treatises on
Several Subjects”.)
Propendo a ritenere i
negri naturalmente inferiori ai bianchi. Raramente c’è stata una nazione
civilizzata di quel colore, o un individuo eminente per imprese o riflessioni
(id, rifacimento della nota nell’edizione 1777).
«L’Africa
(…) non interessa dal punto di vista della sua propria storia, ma per il fatto
che vi vediamo l’uomo in quello stato di barbarie e di selvaticità, in cui esso
non costituisce ancora un principio integrante per la genesi della civiltà…….
“Ciò che caratterizza l’indole del negro è la
sfrenatezza. Questa loro condizione non è suscettibile di alcuno sviluppo o
educazione: così come li vediamo oggi sono sempre stati. Nell’immensa energia
dell’arbitrio sensibile che li domina, il momento morale non ha alcun rilievo.
Chi vuol conoscere manifestazioni spaventose delle nature umane può trovarle in
Africa. Le più antiche notizie su questa parte del mondo dicono lo stesso. Essa
non ha dunque propriamente una storia”. (G.F. Hegel, “Lezioni sulla filosofia
della storia”, vol. primo).
“Perfino la
natura ha la sua storia. Ma allora anche i negri hanno storia. O la natura non
ha storia? Può certo sparire nel passato, ma non è che tutto quello che
trapassa entra nella storia. Quando l’elica di un aeroplano gira, niente
“succede” per questo. Se invece l’aereo porta effettivamente il Führer da
Monaco a Venezia, da Mussolini, allora accade la Storia” (geschieht Geschichte, n.d.r., ma non è un gioco di parole): “E
l’aeroplano stesso entra nella storia, e forse sarà un giorno preservato in un
museo. Il carattere storico dell’aeroplano non dipende dal giro dell’elica, ma
da che cosa in futuro sorgerà da questo incontro” (M. Heidegger, “Logica”,
1934, semestre estivo, negli appunti di Wilhelm Hallwachs e Helene Weiß , 11-12 -
GA, 38, p. 83)
“In
questo stadio lungamente intermittente la musica di un night-club vicino, che
mi seguiva, giocò un ruolo straordinario. Fu strano che il mio orecchio
s’impuntasse a non riconoscere “Valencia” per “Valencia”…. E quando scoprii
alcune figure letterarie (gli amici Gustav Glück e Erich Unger, n.d.r.)
nuovamente a un tavolo vicino, da Basso, mi dissi che avevo finalmente trovato
a che cosa serve la letteratura. Ma non c’erano solo figure familiari. Qui, sul
palco della più profonda fantasticheria due figure – filistei, vagabondi,
chissà – mi passarono davanti come «Dante e Petrarca». «Tutti gli uomini sono
fratelli»” (W.Benjamin, “Sull’hashish”, Protocollo
IV, 28 settembre 1928, sabato, Marsiglia).
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