Francis
Ford Coppola è figlio di musicista emerito, padre della regista Sofia e zio
dell’attore Nicolas Cage. La “famiglia” a volte non è nociva, non è sempre
nociva. Anche il familismo.
C’è
qualcosa che non quadra nell’alluvione di Milano. Non c’è la ‘ndrangheta. Ora,
siccome è la seconda in due settimane, la quattordicesima in quattro ani, la
centonovesima dal 1976, e la tre o quattrocentesima dal 1951, dall’addizionale
pro Milano, qualcosa non quadra. Boccassini, ancora uno sforzo.
Roberto
Perrone: “(L’olandese) Louis Van Gaaal, on l’ultima furbata del portiere, nel
suo percorso è apparso più latino, più pratico, più sistematico nel cercare la
scorciatoia, l’escamotage”.
L’inglese
ha miriadi di locuzioni - non latine, che c’entra il latino? - per dire
l’olandese furbo e infido. E viceversa, è da supporre, la lingua olandese non
sarà da meno con gli inglesi: gli imperialisti non sono teneri.
“Qn”
(“Il Giorno”-“La Nazione”-“Il Resto del Carlino”) ha da alcuni anni una pagina
quotidiana per i mesi estivi, sulle incompiute pubbliche. Tutte a Nord. Tutte
opere da decine di milioni. “Striscia la notizia”, copre i restanti mesi
dell’anno con altrettanto impudichi reportages
di incompiute, ma tutte le localizza a Sud. Senza pregiudizio probabilmente: è
che “Striscia” ha collaboratori prevalentemente del Sud, a Napoli, Bari e
Palermo, che volentieri si prestano. Anzi, non hanno argomenti – o non trovano udienza
a Milano, da “Striscia” – oltre alle incompiute.
La chiesa dei
boss
Il
papa li scomunica e subito non manca qualche vescovo che si congratula: è
finita la collusione. S’inventano scioperi della messa che non sono mai
avvenuti. Si aboliscono le processioni. E anche le confessioni dovrebbero
desecretare, perché no. Ma è parte delle ansie di questo papa, che insegue
l’attualità e il politicamente corretto – gli manca “Ballarò”, o “Porta a
Porta” (c’è già andato?):
In
realtà, è la chiesa che si fa parte avversa. Di se stessa. Non c‘è chiesa per i
mafiosi, checché possano dire i carabinieri e i massoni. Non c’è mai un prete,
in nessun posto, eccetto qualche filibustiere isolato, che abbia mai servito o
serva il crimine. Né ci sono mafiosi, bisogna dirlo, che abusino di protezioni
ecclesiastiche, vere o pretestuose. C’è l’anticlericalismo, che dice i mafiosi
buoni fedeli.
I
mafiosi cercano d’infiltrarsi nei comitati – civici e cioè popolari, non
parrocchiali - per i festeggiamenti, di cui fa parte la processione. Ma non da
ora. Perché è la sola cosa che gli interessa: le feste sono un giro d’affari dai
100 mila euro in su. La chiesa dei boss è il business.
La geografia
mafiosa di Oppido Mamertina
Molto
scandalo e nessuna colpa alla processione di Tresilico di Oppido Mamertina. Il maresciallo,
che è anche bello su facebook, ha fatto registrare la processione
professionalmente, ottime immagini, le tv di ogni mondo ringraziano. Poi, a metà
percorso, se n’è andato sdegnato, in linea con la scomunica del papa. Perché
buon cattolico, prima della scomunica non sapeva?
Ma
non importa. Tutto perfetto per un talk show alla tv, peccato che siano in
vacanza. Anche se la cosa si può sempre recuperare in autunno. E poi ci sono i media. Tg 5 ci ha
fatto cinque o sei aperture, i giornali un paio di pagine, per più giorni fino
alla dèbâcle del Brasile. Ma non è
questo il punto, anche i Carabinieri possono essere celebrities, perché no. La vita è dura per un giovane maresciallo a
Oppido Mamertina, paese terragno di preti, ricoperto di ulivi, che sono grigi.
Il
punto è: c’è una scomunica diversa per gli ‘ndranghetisti rispetto ai mafiosi?
Rinnovarla non può fare che bene, ma nessuno la ritiene necessaria, i
mafiosi-ndranghetisti per primi. O vogliono farci credere che i mafiosi sono
uomini d’onore? Devoti della Madonna della Montagna e della Madonna delle
Grazie? Con baci all’anello, inchini, rosari, processioni. Ce lo vogliono far
credere i Carabinieri e anche i preti?
Di
Tresilico non possiamo dire. Ne veniva un prete sempre sporco, in una Balilla
più sporca di lui, a cui aveva tolto i sedili di dietro, poi sostituita da una
giardinetta, ancora più sporca, questa coi sedili laceri, che trasportava
uomini a giornata e bidoni d’olio, ma aveva l’occhio sorridente, era simpatico
a tutti, ed era divertente. L’arciprete Battista.
Oppido
Mamertina è un vasto e ricco Comune, forse il più ricco, al centro
dell’olivicoltura della fertilissima Piana di Gioia Tauro, già sede di diocesi
e di seminario, dove mezza classe dirigente dei sessanta-settantenni ha fatto
le medie, prima della riforma Fanfani cinquant’anni fa. Con vaste frazioni, i casali della diocesi
prima delle leggi eversive. Una è Tresilico, a ridosso del paese centrale.
Staccati sono in montagna Piminoro, un paesino che non è mai venuto alle
cronache, a Nord nella ferace pianura Messignadi, paese da sempre pacifico e laborioso,
e a Sud Castellace, di cui si può testimoniare in prima persona. Paese
riottoso, come da nome: una colonia penale all’aperto, progetto settecentesco
dei Borboni, a ridosso di un abitato civile in funzione di sorveglianza che in
onore del re fu intitolato Ferrandina – da mezzo secolo fagocitato da
Castellace, dopo essere stato abbandonato per qualche decennio a zingari
calderari.
Si
può testimoniare che le “famiglie” di Castellace, tutte note e con modi
scoperti, intimazioni, dispetti, attentati, si sono appropriate a poco o nessun
prezzo dei pianeggianti e fertilissimi uliveti del circondario, da Patera al Fego.
E tuttora ne sono padroni, senza mai alcuni disturbo della legge. Con una sola
eccezione, per la famiglia Mammoliti. Ma fu un errore di percorso, la
commissione di un omicidio. O meglio fu un caso: che alcuni anni dopo
l’omicidio un inatteso ministro dell’Interno, Maroni, abbia deciso di andare a
fondo – il morto e la sua famiglia erano di destra, a volte la destra giova
alla giustizia.
La copia
dell’antimafia
“È
un mercato illegale che non conosce crisi, quello del falso. Per questo camorra
e ‘ndrangheta stanno cercando di mettere le mani su questo settore che è in
grado di generare guadagni da capogiro. Le indagini che abbiamo portato avanti
in questi anni mostrano una crescita continua del settore”. Così il Procuratore
Antimafia Ettore Squillace Greco scopre, nel 2014, l’industria della copia. Che
vive e prospera con la Repubblica da settant’anni. A Napoli e dintorni, con o
senza camorra. E da alcuni anni è peraltro in mano agli africani, senegalesi,
ghanesi, nigeriani.
Se
non è mafia, i giudici non ci sentono? Può darsi, l’antimafia paga di più.
Al Sud è peggio
Si
passino alcuni giorni a Firenze e nella Toscana, la città e la regione meglio
amministrate d’Italia. A caso, per esempio in questa metà di luglio. Santa
Maria Novella è invasa dai rom. La stazione. La piazza storica dagli ambulanti
e, di notte, i barboni, con qualche spacciatore. Nel Mugello c’è una cava di
tre ettari usata come discarica dei
colorifici della Bassa. A Principina a Mare hanno tagliato tutti i pini, presi
dalla cocciniglia – non prevenuta né curata. Il Magra ha portato nelle spiagge
sopra Marina di Carrara schiuma bianca
alta mezzo metro, acque nere e rifiuti vari.
Oppure
si esca a Roma fuori casa e fuori dell’ufficio. La spazzatura non si sa se
viene raccolta e quando: dappertutto c’è immondizia. Si è appena chiusa una
discarica che è stata in vari modo illegale per quarant’anni. Nei quartieri
settentrionali, e nell’Alto Lazio, l’acqua torna a essere rugginosa, e forse
velenosa.
Business as
usual,
l’Italia non riesce a essere migliore. A raccogliere i suoi rifiuti. A non
avvelenarsi. Ma tutto questo non fa scandalo. Nessun Carabiniere fa rapporto
all’Autorità giudiziaria. Nessuna Autorità giudiziaria si commuove e si muove.
Perché non è il Sud.
leuzzi@antiit.eu
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