L’euro è
l’euromarco, una moneta estera. L’Italia, che si era dato l’euro come traguardo
e insieme come criterio di politica monetaria, sotto la regia flessibile di
Paolo Baffi, vi è approdata col criterio sbagliato di Ciampi e Draghi, del
vincolo esterno inamovibile. Sottomettendosi alla Germania e alla Bundesbank
ben oltre le loro lecite aspettative
Rileggendo le clausole di Maastricht e dell’euro si resta stupefatti
come esse ricalchino le più indifendibili idiosincrasie della Bundesbank.
Compreso l’euro a due marchi invece che a uno,
che ha raddoppiato d’un colpo il livello dei prezzi, e ha fatto balzare l’euro
da 0, 85 a 1,40 sul dollaro. Mettendo fuori mercato globale la Ue. A meno di
non stroncare il costo del lavoro e le retribuzioni, come ha fatto la Germania nel
2006, a fronte di una disoccupazione mai inferiore ai quattro milioni di
lavoratori.
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