È un
iter in un certo senso normale, non scandaloso. Una volta accertato che si
facciano processi politici. Come è accertato e anzi professato dai giudici in
questione. Bruti Liberati assegna i procedimenti ai sostituti Procuratori di
sua fiducia, togliendoli al giudici naturali - e in tale gravissimo abuso è
protetto dal presidente dalla Repubblica Napolitano. Tarantola è il giudice del
processo Cusani, che inflisse pene doppie rispetto alle richieste dell’accusa,
e impiantò, d’accordo con l’allora Procuratore Borrelli, il processo al
partito Socialista e a Craxi. Più
politici di così: l’uno ex Pci, l’altro di sacrestia.
L’unica novità
è che Borrelli e Bruti Liberati, pur essendo della stessa scuola giuridica,
quella napoletana, del giudice sovrano, sono di affiliazioni politiche differenti,
un andreottiano e un ex Pci. BrutiLiberati, e in questo senso si sente l’influsso
di Napolitano, non vuole fare di Berlusconi un “martire”, come Borrelli
cinicamente andreottiano fece di Craxi, ma lasciarlo cuocere a fuoco lento.
Non è
normale, nemmeno in Italia, che si facciano processi politici. Ma questo non
possiamo rimproverarlo a Bruti Liberati né a Tarantola, che sempre li hanno fatti
senza camuffarsi.
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