lunedì 7 luglio 2014

Commissione © Merkel

Il primo ministro finlandese Katainen si è dimesso per fare il commissario europeo agli Affari Economici, al posto di Olli Rehn. Non per cinque anni ma per cinque mesi, anzi meno, forse due o tre, il tempo che manca per completare il mandato di Olli Rehn, eletto al Parlamento e quindi dimissionario, fino alla nomina in autunno della nuova Commissione quinquennale. Katainen, insomma, ci mette il cappello, come se l’incarico fosse nazionale e non alla persona.
Meglio Bruxelles che Helsinki? L’ironia è facile, al raffronto con gli italiani. Che sogliono – solevano, ora nessuno li chiama più a Bruxelles – lasciare la Commissione per una poltrona, anche minima, a Roma. Ma c’è qualcosa che non quadra. Katainen, come Rehn, sono mandatari di Berlino. Hanno per questo, non per essere finlandesi, il posto assicurato alla gestione dell’Economia.

La ridicola staffetta Katainen-Rehn non è isolata. È il caso anche di Juncker. Che è candidato alla presidenza della Commissione dal partito Popolare. Che è il partito di maggioranza relativa all’Europarlamento. Ma è stato per otto anni, fino al 2012, alla presidenza dell’Eurogruppo, il portavoce di Berlino. E per i precedenti venticinque anni, da ministro delle Finanze e poi premier del granducato del Lussemburgo, ne ha fatto un paradiso fiscale, il più rigido e “garantista”, più della Svizzera o l’Austria.

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