Lion
Feuchtwanger cita ne “I fratelli Oppermann”, il romanzo anticipatore del
nazismo, un “classico francese”: “Se mi accusano di aver rubato e di essermi
messo in tasca Notre Dame, taglio la corda a volta di corriere”. La citazione è
imprecisa. L’originale è di un “Romanzo-Fogliettone”, senza titolo, che gallica,
il sito online della Bibliothéque Nationale de France, censisce anonimo, come
“Le Petit Roman-feuilleuton”, un settimanale uscito a Lione tra il 1874 e il
1883, e la battuta è: “Se mi accusano di aver rubato le torri di Notre Dame, la
risposta è no. E la prova è che si vedono ancora da qui”.
Ora, non
sempre la verità è visibile, e il giornalismo in agonia si dibatte nel
grigiore. La lettura quotidiana è diventata deprimente, il giornale si sfoglia
e si butta, ed è anche per questo che sempre più si evita. Per la scelta dei
fatti, prevalentemete camarille di potere di cui non frega nulla a nessuno. E
per la presentazione degli stessi: un redattore per Napolitano, due per Renzi, due
per il papa, uno per Berlusconi, mezzo per Alfano, mezzo per la minoranza Pd. È
lo standard “la Repubblica” 1976. Che fissava il modello “Il Giorno”, 1960 o
giù di lì. Su una tela di fondo (commenti, editoriali, “intervistine”)
cerchiobottista, una botta di qua e una di là. Una formula vecchia. Che “Il
Giorno” e Italo Pietra inventarono per tenere la politica “fuori” dal giornale,
mentre ora ne è materia dominante. A nessun effetto. Si vorrebbe dire
asservito. Ma a chi? A che? E poi, costa così caro, si trovano killer per molto
meno.
Non si
sa cosa succede in Italia. Non si sa cosa succede nel mondo. Le torri sono sempre
lì, ma invisibili. Illeggibili forse al nuovo giornalista, che pure è laureato,
e anzi esperto di scienza delle comunicazioni. La recessione, l’immigrazione,
le guerre ai confini, la delocalizzazione, le fabbriche ferme, le donne fuori
dal lavoro,? L’elenco sarebbe lungo delle cose che non sappiamo. Mentre siamo pieni di Di Maio e Candiani, meteore di nessun cielo. A pagamento. Unico frizzo gli scandali. La corruzione. Le intercettazioni. Berlusconi.
E un po’ di mafia ovunque, come il prezzemolo.
In
realtà i giornali non muoiono, sono assassinati. Dal giornalismo, mai tanto
piatto.
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