È un’antologia ricavata da una
ricerca condotta per conto dell’Unesco nel 1968, tempo di utopie. Su un’idea
non vera ma suggestiva (con echi di Primo Levi): che tutte le culture conoscano
e garantiscano un “diritto di essere uomo”, che questo diritto sia universale.
Ha trovato, dice, molta retorica in forma di poesia. Ma anche tanto materiale
da costituire un capitolo sul “Sé: l’individuo responsabile, la persona
irriducibile”. Si tratta infatti non di essere un primate che va eretto ma uno pluraista e si spera pacifico.
I testi di questo capitolo sono
molti e confortanti. Oltre le profuse ramanzine di Dostoevskij, molta saggezza
africana. Ce n’era bisogno, il mondo slavo e quello africano qualcosa hanno
recuperato in questo mezzo secolo. .
Jeanne Hersch, Il diritto di essere un uomo
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