“E dunque abbiamo infine, come
forse doveva essere per la geografia, se non dei corsi e ricorsi storici,
un’Europa germanica. In un colpo solo entrano nella Ue otto paesi solidamente
“tedeschi”: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca,
Ungheria, Slovenia – più Malta e Cipro, per la solita copertura mediterranea.
Ai quali si aggiungeranno tra un paio d’anni altri due satelliti di Berlino,
Romania e Bulgaria. Con Austria, Finlandia, Olanda, Belgio fiammingo,
Liechtenstein, e anche, alla fine, la Svezia e la Danimarca, l’Europa è ora
solidamente germanica.
“Questo esito è forse inevitabile,
ma non lo era subito. E nel tempo avrebbe potuto essere regolato da
contrappesi. Né si può eccepire, poiché è stata ed è l’Italia, con Prodi a
Bruxelles e la presidenza italiana di turno dell’Unione, ad avere accelerato il
processo. Per la solita retorica europeistica? Non innocente, però: il
ministero degli Esteri, la Confindustria e molti economisti sanno bene di che
si tratta. Tanto più che il resto dell’Europa è vincolato a Berlino dall’euro –
a tutti gli effetti una sorta di moneta straniera, a cui ciascuno è legato da
un cambio fisso, senza più alcuna flessibilità (possibilità di riequilibrio del
cambio sulla base delle partite correnti con gli stessi paesi estero-europei).
“I nuovi accessi sono inoltre cento
milioni di consumatori prevalentemente di merci tedesche. E un mercato di
lavoro, manuale e qualificato, legato più alla Germania, per fattori storici,
geografici e linguistici, che a qualsiasi altro investitore europeo. La
delocalizzazione si può fare ora in Germania in territori che sono a tutti gli
effetti pratici (trasporti, comunicazioni, marketing) tedeschi, anche se di
diversa madrepatria. Come mercati e anche come potere dissuasivo: la
delocalizzazione, ora che è un fatto semplice, può definitivamente scardinare
il mercato del lavoro in Germania. Peraltro ingessato tra una protezione
sindacale robusta, e cinque milioni, poco meno, di disoccupati (che in Germania
sono reali, non coperti dal lavoro nero)”..
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