venerdì 25 luglio 2014

Gli antenati di Arbasino

Persone e personaggi del secondo Novecento. Con qualche divagazione oltre Chiasso. I personaggi ci sono tutti, quelli che ci si aspetta dal social scientist Arbasino testimone del tempo, dalla A di Agnelli (l’Avvocato) alla Z di Federico Zeri. Ma, sembrano, sullo svogliato: istantanee, di mezza pagina, una pagina. Arbasino è come se fosse stufo di presenziare ovunque.
Eccezione fa per Pasolini - con Verdi e Visconti, e con Praz. Forse per uan identificazione ambita impossibile, tra due mondi separati, e due posizioni false - Arbasino faceva il giovane giornalista trentenne, togliendosi qualche anno, Pasolini il maturo autore quarantenne, invecchiandosi. Fino alla constatazione - interrogativa affermativa - ultima: “La letteratura come vita uccide ancora”. Che accula PPP (“come solo lui si scriveva”) a Oscar Wilde, alla letteratura come arte. Senza malizia? Arbasino usa prenderci amabilmente in giro.
Alcune presenze però sono ingombranti, se non di peso: Dossi, Tessa, Puccini, DAn­nun­zio, “e la mia concittadina vogherese Carolina Invernizio”. Che non ci sono per caso: un’autobiografia in petto? Tutt’e cinque sono rintracciabili nell’autore.
Alberto Arbasino, Ritratti italiani, Adelphi, pp. 552 € 28

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