Collegati – Sta per
scollegati. Dalla vita quotidiana, dagli affetti, dai legami familiari, sociali
e di amicizia. Il collegamento istantaneo e costante isola più che collegare.
Isola dal circostante. Sul quale, quando avviene, riversa umori di incerta
origine e natura, eventi e circostanze. Modifica i pesi e l’intensità dei
rapporti.
Guerra
–
Non è mai pulita, come ultimamente si pretende. Con la pubblicità della guerra
“chirurgica”, prima tedesca poi israeliana, delle bombe “intelligenti”, delle
morti mirate, del danno minimo. La guerra è eccesso, spreco, morte
indiscriminata. La guerra moderna, malgrado ogni pretese o apparenza
tecnologica, più della classica: che si fa a distanza, con gli aerei e
l’artiglieria (missili), senza più i corpo a corpo. Si dice: per non esporre la
truppa. Ma il bombardamento è sempre cieco e indiscriminato. L’artiglieria s’intende
perfezionata dai missili nel senso che puntamento è migliorato, e ora si può arrivare
sull’obiettivo senza “aggiustamento” né “forcelle”, il tiro ora lungo ora corto
di approssimazione all’obiettivo. Ma non “vede” l’obiettivo – per esempio, in più
casi, ha puntato l’aereo sbagliato, un pallino
come un altro nella lettura e il calcolo radar.
Irak – L’unico scorcio di turismo sessuale, in tanti viaggi nell’ex Terzo mondo, è stato a Bagdad. Il tassista a Bagdad, che pure non era nel turismo sessuale, aveva una vergine: “Fuori città. Un luogo rispettabile. Di dodici anni, il primo fiore”.
Il
mezzano nella belletristica araba è chiamato a Bagdad “il Prefetto”, e questo è
tutto: pure il sesso è triste in quei posti. Si dice che il fascino dell’islam
sui popoli maschili è da spiegare in parte col posto che il Profeta fa ai
piaceri dei sensi. Ma in quei posti c’è solo tristezza, le “Mille e una notte” sono l’Oriente dell’Occidente.
Bagdad è peraltro l’unico posto in cui la
mollezza islamica non c’è, niente occhi al khol
né barbe all’henné. Saranno assiri
travestiti? L’Oriente
è una fuga modesta, tra banditi di passo e tiranni crudeli, senza torri né ziggurat.
Islam
–
Resiste e anzi si vuole risorto, in parallelo con l’invettiva, il fantasma di
un califfato benevolo e tollerante. È un mito soprattutto ebraico, specie del Nord
Africa e di Spagna, ma anche cristiano. E non, per una volta, in chiave
antiromana: è un mito che gli islamologi volentieri coltivano. Mentre non ci fu
un califfato tollerante. Non più che il
sacro romano impero. Dalla biblioteca di Alessandria alle jihad (che le guerre
di espansione o le guerre civili vuole di annientamento, per motivi
“religiosi”) ogni volta che i califfi, fino all’impero ottomano, ne hanno avuto
bisogno non si sono posti limiti alla violenza. La differenza con l’odierno
fondamentalismo c’è ma è di natura politica: il califfato era una creazione
politica, quindi ordinata e ragionevole, seppure sulla base de rapporti di
forza, mentre il fondamentalismo che l’Occidente sta imponendo sul mondo
islamico è solo ideologico. Fato di furori, di violenza senza limiti, anche soltanto
distruttiva.
Italia-India – Fu un
parallelo di moda a metà Ottocento, con cospicue ripetuti accostamenti da parte
di Cattaneo, in particolare, e di Marx, in qualità di pubblicisti,
collaboratori di giornali e riviste. Marx,
non conoscendo l’India né l’Italia, ne scrisse profusamente sulla “New York Herald Tribune”: “L’Indostan
è un’Italia di dimensioni asiatiche, con l’Himalaya per Alpi, le pianure del
Bengala per quelle di Lombardia, il Deccan per Appennini, Ceylon al posto della
Sicilia”. Con la stessa varietà di prodotti del suolo, la stessa divisione
politica, lo stesso passato di terra di conquista.
L’analogia dominante
è fisica di protrusione. Analogamente Cattaneo, con l’uso della stessa fonte di
Marx – o è Marx la sua fonte? o viceversa? intrigante problema storico - ma con
più convinzione: “La penisola indostanica rammenta l’Italia. Anch’essa ha le sue
Alpi: anch’essa protende fra due mari una catena di Appennini; l’indole
fluviale del Gange simiglia a quella del Po; il Bramaputra raffigura l’Adige;
la Nerbudda l’Arno; l’Indo gira intorno alli Imalai come il Rodano alle Alpi;
l’altipiano del Seichi e di Casmira potrebbe compararsi a quello dell’Elvezia”.
E così via: “Quello dei Rageputi al Piemonte, le campagna d’Agra e di Benares
alla Lombardia, la laguna veneta al Bengala, i monti dei Maratti alla Liguria e
all’Etruria, le lande del Coromandel al tavoliere dell’Apulia, il Malabar alle
riviere della Calabria, e l’isola di Ceilan, se non giacesse verso levante,
alla Sicilia”. È per Cattaneo un segno di genio quando, “cercando le Indie dove
le Indie non sono, s’incontra il Nuovo Mondo”.
Marx poi complicò
la somiglianza aggiungendovi l’Irlanda e il lingam: “Dal punto di vista
sociale l’Indostan non è l’Italia, ma l’Irlanda dell’Est”. Una “strana
combinazione”, tra “un mondo di voluttà e un mondo d’inimicizia”.
Qusta strana combinazione trovava anticipata nelle tradizioni indù: “È una religione di esuberanza sensuale, e insieme una religione di ascetismo flagellante; una religione del lingam e del juggernaut; la religione del monaco e della baiadera”. Juggernaut essendo l’anglicizzazione di jagannath, il dio Visnù sotto il cui carro i fedeli esaltati dalla flagellazione si buttano.
Qusta strana combinazione trovava anticipata nelle tradizioni indù: “È una religione di esuberanza sensuale, e insieme una religione di ascetismo flagellante; una religione del lingam e del juggernaut; la religione del monaco e della baiadera”. Juggernaut essendo l’anglicizzazione di jagannath, il dio Visnù sotto il cui carro i fedeli esaltati dalla flagellazione si buttano.
L’Italia indiana è esercizio
anglosassone. È l’esotismo, si può dire, cognito, di casa, della propria
tradizione. Isherwood ne ha scritto, che è grande viaggiatore pur non
conoscendo l’Italia - c’è venuto tardi, già accasato a Don Bachardy, e a
Venezia pianse: “I bengalesi non sono affatto nordici, ma molto vitali,
brillanti e volubili, e se piangono non è per molto; somi-gliano molto agli
italiani”. E Forster a proposito del signor Fielding, suo alias in “Passaggio in India”, di una sua
fissa: “Guardare un indiano come se fosse italiano non è errore consueto e
neanche fatale, forse, Fielding tentava spesso delle analogie tra questa e
l’altra penisola, più squisitamente popolata, che si protende nelle classiche
acque del Mediterraneo”. O forse aveva ragione Loti, cui l’India piaceva ma
senza inglesi.
Anche Voltaire era patito
dell’India, con Diderot e Herder. L’illuminismo cioè, ma senza l’Italia. Un
loro contemporaneo ascrisse all’India Mosé, “benché rinnegato”. Friedrich
Schlegel quindi sancì: “Tutto, assolutamente tutto, è di origine indostana”.
Scissionismo – Grillo con le
scomuniche, Berlusconi – che lo ha favorito, forse, a danno di altri con i
soldi – con la cancellazione e la rifondazione del partito, il Pd col carisma
di Renzi vincitore alle elezioni, il fantasma della defezione sempre ingombra
la politica di ricatti e tradimenti. Dopo che lo si pensava sconfitto con
l’uninominale maggioritario. L’India lo combatte con una legge anti-defezione.
È
una piaga comune alle democrazie indotte, impostate su modelli e sotto
influenza dall’estero. L’India vi indulge al punto che una legge antidefezione
è stata promulgata, tutti i grandi partiti d’accordo, specialmente il partito
del Congresso, che è, è stato, il partito dominante. Contro le miniscissioni,
di cui si assume come vero il ricatto ai partiti e ai governi, piuttosto che
l’autonomia politica dell’eletto, o il vincolo-mandato di rappresentanza con
gli elettori. Il mandato stesso essendo piuttosto dell’eletto col partito che
lo ha candidato e sostenuto.
Unisex – Introdotto da
Levi’s sul finire del 1969 per presunti risparmi di taglio e di stoffa, e come
moda. È rimasto, afflittivo per la metà dell’umanità, specie in viaggio e al
lavoro sedentario. Di fatto punitivo nei confronti del maschio. Forse anche non
per caso. Mentre la rivoluzione femminile si era fatta appena
tre-quattro anni prima col no bras e la minigonna, quella maschile si fece con la
costrizione (castrazione?). La ditta di abbigliamento sportivo Columbia prevede il cavallo sfalsato,
con asta destra più lunga, per il pantalone femminile - per stare comodi bisogna comprare femminile?
Enrica Parrucchietti e Gianluca
Marletta ne fanno un complotto: “Unisex, la creazione dell’uomo senza
identità”, Arianna Editrice. Ricostruiscono e collegano una serie di eventi,
pare, per dirlo l’esito dei “poteri forti”, le lobbies mondiali, nel quadro della creazione dell’“individuo
manipolabile”. Non può essere vero, ma è senz’altro peggio: è una tortura,
lieve ma ininterrotta, dell’uomo.
Un complotto, semmai,
dell’antimaschilismo. Che è sempre forte
anche tra i maschi. Si fa grande caso di uno scrittore norvegese che ha
pubblicato alcune migliaia di pagine – dice la pubblicità - sulle pappe da lui
preparate e i pannolini da lui cambiati. Cose che tutti fanno. Ma è bene dirlo un’eccezione perché così lo leggeranno
le donne - i lettori, come si sa, sono
lettrici.
Sarà all’origine della decadenza
del giornalismo, lavoro sedentario per eccellenza: telefono, rete, redazione,
impaginazione?
astolfo@antiit.eu
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