Non c’è solo lo scavalcamento da
parte del Brasile, nell’ultima graduatoria del Fondo Monetario, con la
retrocessione all’ottavo posto tra le potenze economiche mondiali. Tallonata
per pochi miliardi di dollari dalla Russia e dall’India – la Banca Mondiale, in
un aggiornamento all’1 luglio, ricalcola il pil della Russia a 25 miliardi più
di quello italiano. Questo se si resta alla graduatoria del prodotto interno
lordo ai prezzi correnti. Per parità di potere d’acquisto, invece, l’Italia è già
all’undicesimo posto, superata anche dal Messico, oltre che dall’India e dalla
Russia. Tallonata da presso dalla Corea del Sud, che ha 50 milioni di abitanti,
un sesto meno dell’Italia, e ha avviato la modernizzazione con vent’anni di
ritardo, per l’invasione e la divisione.
Ma non c’è solo il ribaltone in
classifica nell’ultimo “World Economic Outlook” che l’Fmi rende disponibile. C’è
– alcuni grafici lo mostrano impietosi - che l’economia mondiale è cresciuta e
crescerà in modo straordinario, mentre quella italiana è ferma. La constatazione
che oggi la Cigl fa, che lavora appena un italiano su due, mentre erano tre su
cinque pochi anni fa, si scontra con un’economia globalizzata nella quale il
lavoro è cresciuto di un miliardo e duecento milioni in trent’anni. Il lavoro
dipendente è cresciuto cioè di tre-quattro volte – è la ragione sufficiente
della globalizzazione, di cui solo per snobismo si può non capire la portata e
anche la necessità. Di quaranta milioni l’anno. Di oltre centomila posti di
lavoro al giorno. Di settantacinque al minuto. In luoghi remoti, Shanghai o
Shenzen, o Singapore, Giakarta, Hanoi, Mumbai, Lagos, ma non più tanto, il
mondo si è ristretto.
Gli Stati Uniti sono passati da un
pil di 2,9 bilioni di dollari nel 1980 a 17,5 nel 2013. E saranno a 23 mila nel
2030, calcola il Fmi. La Cina è balzata da 303 miliardi a 10 bilioni. E punta a
26 mila, a superare gli Usa. La Germania è passata da 826 miliardi a 3,9
bilioni. L’Italia da 470 miliardi a 2,2 bilioni. Ha partecipato a questa
espansione, ma in modo limitato, e sempre marginale.
Sembra remoto il tempo, ed era solo
trent’anni fa, meno, che l’Italia superava la Gran Bretagna come potenza
economica, quasi alla pari con la Francia, al quarto posto quindi nella
graduatoria mondiale. Poi venne il diluvio, con gli errori monetari a catena e
gli errori politici, sotto l’attacco di Soros alla lira e quello simultaneo di
Milano alle istituzioni. Che hanno liberato un ventennio di spaventosa corruzione,
e di degrado della Funzione Pubblica - una storia che ha molti punti oscuri e forse
per questo non si fa. Soprattutto sono stati ferali gli ultimi sette anni,
quelli della recessione. Ancora nel 2005 l’Italia era solidamente la sesta in graduatoria tra le potenze economiche, avendo fatto posto alla Cina. – il Brasile era
ancora doppiato, 1.800 miliardi di dollari contro 900.
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