Denudato del mito dell’Avvocato, il
capitalismo familiare si conferma anche a Torino per quello che è: una minaccia
per il mercato. Come già i Tanzi, i Riva, i De Benedetti, e una serie
inverosimile di casi minori, con miriadi
di aziende floride svendute dai figli come eredità personale piuttosto che come
bene in gestione. Nel caso della Juventus i danni possono essere per i tifosi,
e quindi nessun danno: morta una squadra se ne fa un’altra. Ma, seppure in
piccolo, anche in questo caso c’è un problema di governo aziendale. La Juventus
è in Borsa e ha un discreto numero di azionisti. I quali non possono decidere niente:
il controllo è saldamente della Famiglia Agnelli. Nel caso del conglomerato
Fiat i rischi invece sono enormi.
Pagare
il dividendo
L’azienda torinese ha rischiato di
scomparire sotto la gestione disinvolta dell’Avvocato, che l’ha trasformata da
primaria casa automobilistica in conglomerato diversificato. Capace di fare
tutto e niente, a condizione di pagare ogni anno il dividendo. Pagare il
dividendo è obbligatorio per un’azienda, è indice di buona salute, ma a
condizione di lavorarselo, di produrselo migliorando la produttività e il
mercato. La cosmesi contabile, al contrario, è un brutto segno.
La Fiat è stata salvata all’ultimo
minuto utile per il casuale arrivo al suo vertice di Marchionne, il gestore
finanziario che doveva appunto liquidarla e invece l’ha rilanciata. Marchionne
non è che un manager. Come salvatore, può fare tutto da solo, ma fino a quando?
Non ha Andrea Agnelli sul capo, ha i suoi cugini Elkann, ma con quali
garanzie, che hanno fatto gli Elkann di buono?
A differenza ancora dalla Juventus, la Fiat-Chrysler è posseduta dalla
Famiglia con una partecipazione ampiamente minoritaria, forse il 25 per cento.
Un aspetto non minore del rischio
Famiglia riguarda l’informazione. “Gazzetta dello Sport” e “Corriere della
sera” sono accorsi in aiuto dell’incredibile Agnelli nella vicenda Juventus,
arrivando a insinuare comportamenti scorretti di Conte – che rimane a spasso -
invece che della proprietà. Lodatissima: “La scelta fulminea di Andrea Agnelli (assumere un allenatore appena licenziato dal Milan, n.d.r.) è stata opportuna, coraggiosa e moderna”, scrive la “Gazzetta dello Sport”. Perché la Famiglia ha messo i soldi per il
salvataggio del gruppo editoriale dei due giornali? Soldi veri, a differenza di
altri dichiaratori onesti, che quindi non si saprebbe non apprezzare. Ma a che
prezzo?
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