Uno è l’eccesso di intercettazioni
in Italia. Sia come numero, sia come uso. Anche quelle autorizzate, dall’autorità giudiziaria, e a fini
giudiziari, sono tre e quattro volte più del necessario. Ma molte se ne fanno abusive, a opera degli stessi intercettatori ufficiali. Tutte poi, è il secondo
problema, in qualche modo “vendute”, quelle interessanti. Ogni cronista giudiziario,
che più spesso è donna, ha le sue fonti confidenziali, o presso le polizie
inquirenti, o presso le Procure e i Tribunali, dagli uscieri ai cancellieri e
ai giudici. Quanti verbali di intercettazioni non sono stati pubblicati, con le
virgole, prima del deposito?
È un segreto solo per i giornali che c’è un
mercato delle intercettazioni. I giornali del resto ci vivono, seppure non ci
prosperano: è l’unica parte “viva” del giornalismo da troppi anni in qua.
Non c’è stato nessun caso “Sun” in
Italia ma giusto per la forma. Nella sostanza sono la stessa cosa, solo con
costi minori per lo scandalismo – nel caso del “Sun” era Murdoch a pagare le
intercettazioni, qui paga lo Stato. Con l’autorità giudiziaria (polizie
giudiziarie, Procure della Repubblica) al posto dei giornalisti del “Sun”. Le
intercettazioni non sono disposte dai cronisti ma dalle loro “fonti”
autorizzate. Sono legali, ma non sempre a fini di prevenzione o punizione di un
reato. Benché coperte - esse sì segrete - dal rapporto confidenziale a due,
sono in troppi casi scandalistiche.
L’avvocato naturalmente fa valere
che il codice proibisce la diffamazione. Ma solo con molta ipocrisia (si fa
pure forte della “autorità” del Garante della privacy): non ci si difende dalla
diffamazione. E comunque non ci sono condanne per diffamazione - non condanne
“tecniche”, solo, qualche volta, politiche, di parte. Mentre ci sono stati
molti morti apparenti per la libertà di
diffamare, persone finite psicologicamente e socialmente, e molti suicidi poi
innocentati.
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