Franceschini
e Renzi “privatizzano” i musei: mettere in valore è la parola giusta, e i musei
“devono pagarsi”. Renzi vuole di più, perché ha combattuto lunghi anni con i
sovrintendenti e non sa più che male pensarne: se ne liberebbe, e siccome non
può, li nomina a tempo.
Sarà un
bene? Potrebbe. Come al solito si parte dal livello zero di intelligenza e
capacità cui la Pubblica Amministrazione ha ridotto se stessa, e viene voglia
di dire che peggio non può andare. Ma ci sono due punti d’interrogazione.
Uno è
che la privatizzazione delle Belle Arti si fa per decreto. Anche questo è un
bene? Sì, non si può fare altrimenti in Italia, il Parlamento è talmente geloso
che le leggi bisogna farle fuori.
L’altro
è il silenzio del partito dell’intoccabilità. Della setta anzi più che di un
partito, coesa, determinata. Una sorta di ordine monacale, di vestali del sacro
patrimonio. Questa delle Belle Arti è una Pubblica Amministrazione intoccabile,
almeno fino a ieri. Pretenziosa, ma anche riverita, dai massimi esperti in
materia, e dai custodi della legalità. I quali ora invece, di fronte
all’alluvione Renzi, tacciono. Disapprovano, oppure ora approvano, e perché?
Il perché
può essere deludente. Il restauro sponsorizzato del Colosseo a Roma per anni
non s’è potuto fare perché il sindaco era di destra. Poi è venuto Marino, coi
voti della sinistra, e il restauro finalmente è partito senza contestazioni.
Con lo stesso sponsor, Della Valle, e lo stesso progetto di prima. Se fosse
questa la ragione del silenzio dei padri del patrimonio sarebbe però, benché
deludente, l’arte ridotta a un tassello della piccola politica di potere, un
nuovo tassello della scienza politica.
Le nozioni
di destra e sinistra del riedito Bobbio dovrebbero nientemeno arricchirsi. Dopo
la scopata di destra, condannabile, e quella di sinistra, che non importa se
mercenaria è sempre trasgressiva, c’è ora l’arte di destra e l’arte di
sinistra. Quella impossibile - “resistere, resistere, resistere!” diceva il
Procuratore andreottiano Borrelli, come tutti gli andreottiani molto
resistente. Il problema è quando c’è l’arte di sinistra, che bisogna tacere.
Settis, Rodotà, Zagrebelsky e gli altri difensori dell’ordine democratico
sicuramente stanno soffrendo, in silenzio.
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