“Il dattiloscritto originale non
censurato” è il sottotitolo. La prima redazione del “Dorian Gray”, diversa da
quelle conosciute: il racconto come Wilde l’aveva scritto, “prima che le
pressioni commerciali, sociali e legali portassero alle numerose modifiche, tra cui l’eliminazione
dei contenuti omosessuali più espliciti”, avverte in nota il curatore Nicholas
Frankel.
È la redazione dattiloscritta, con
tremila correzioni a mano dell’ultimo minuto, inviata nel 1890 al periodico
americano “Lippincott’s”, che l’opera aveva commissionato, che però qua e là
moderatamente la censurò, per complessive 500 parole. Quella che sempre si
ripubblica, opera dello stesso Wilde per l’edizione in volume un anno più tardi
a Londra, è censurata sostanzialmente, a seguito delle stroncature e delle
minacce giudiziarie che avevano seguito la pubblicazione americana. Questa si
segnala per rendere manifesto l’omoerotismo, seppure velatamente, molto, per
tre o quattro accenni che Wilde poi eliminò. Di più si segnala perché non fa di
Dorian Gray, l’esteta edonista, il protodecadente, una vittima del suo disprezzo
del mondo, acuendone la mostruosità, come lo stesso Wilde farà nella
riscrittura. Abbrutendolo e invecchiandolo, non bonariamente e quasi con
cattiveria - “avrebbe ucciso quella mostruosa vita dell’anima, e senza i suoi
orridi ammonimenti avrebbe ritrovato la pace”. In entrambe le versioni Dorian è
una figura tragica, ma nella seconda è come condannato.
Frankel mette in mostra il debito
con Walter Pater, i cui “Studi sulla storia del Rinascimento” furono lettura
giovanile di Wilde, e anche “Mario l’Epicureo”. Un debito che l’atteggiamento poi
avversativo di Wilde rafforza, che
criticò Pater per essere tropo timidamente edonista, e anzi rifiutare l’edonismo
che pure predicava, evasivo – “è mai stato vivo?”. Nell’edizione purgata del
“Dorian Gray” anche Wilde fa una critica dell’estetismo – poi decadentismo. Ma
la scrittura resta volutamente estetizzante – perfettina, preziosa: gemme,
paramenti, autorità, maiuscole (Genio, Bellezza, Notturno….). Senza mai uno
strappo, un ghigno. “La correttezza dovrebbe sempre essere subordinata all’effetto
artistico e alla cadenza musicale”, spiega lui stesso nella corrispondenza: “Qualsiasi
peculiarità sintattica in «Dorian Gray» è intenzionale e introdotta per
chiarire il valore artistico »
Harold Bloom diceva Oscar Wilde ai
giorni nostri “una superstar” del genere Warhol, Capote, una meteora. Uno dei
suoi tanti movimenti di malumore dello studioso, molto snob. In realtà è uno
scrittore, il personaggio lo sbiadisce. Oscar Wilde morì di 46 anni. Ne aveva
41 quando fu condannato e arrestato per sodomia e si fece due anni di lavori
forzati. Solo da dieci era entrato nella scena letteraria londinese. Beniamino
delle upper class, benché irlandese.
La sua vita è il suo capolavoro, si suole dire, ma come scrittore fui meglio.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, Meridiani paperback, pp. 221 € 12
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