Partono
in tono minore, anche rispetto alle timidissime proposte federaliste di van
Rompuy, il semestre italiano e i propositi di cambiare la Ue dopo la bocciatura
del 25 maggio. Con obiettivi minimi, che non servono a nulla – non serve
sforare di uno zero virgola per un anno o due, non si rimette nulla in moto.
Che il ministro dell’Economia tedesco Schaǔble può peraltro dire di non essersi
posto. Mentre è chiaro alla migliore scienza economica e politica che l’euro
così com’è, nei trattati o nell’interpretazione prevalente dei trattati,
accentua gli squilibri e non li elimina, neppure li allevia.
È
il parere prevalente tra gli studiosi, e outspoken,
anche in Germania: l’ex socialista Fritz Scharpf, Henrik Henderlein, Wolfgang
Streeck, Claus Offe, Juergen Habermas, Ulrich Beck – la lista sarebbe lunga. È
solo in Italia, in un europeismo distorto, forse non ingenuamente, che l’euro
viene presentato purtroppo quale garanzia di stabilità.
L’euro
ha acuito le differenze di reddito e competitività invece di ridurle, queste in
sintesi le critiche. E
svuota
ogni sforzo teso al riequilibrio – ora, da alcuni anni, alla recessione. Ha
sottratto agli stati la politica monetaria, gli aggiustamenti del credito e del
cambio, e con esso ogni altra
flessibilità. Nessuna ricetta alternativa è possibile: “più tasse, più
tasse”, senza la valvola monetaria le tasse richiamano altre tasse.
Paradossalmente, si può sfuggire a questa camicia di nesso mettendosi fuori
dall’economia – in nero, nell’evasione fiscale, nei paesi terzi.
“Più
Europa” ci vuole ma in senso opposto all’austerità che la Germania e i suoi
gregari a Bruxelles impongono – o allentano, a seconda delle convenienze. La
Bce dev’essere una banca centrale. E quindi una banca centrale autonoma, anche
dalla Bundesbank. Le politiche di severità fiscale devono essere compensate da
politiche sociali (anche fiscali) di riequilibrio interereuropeo.
Tutto ciò è noto, ma
politicamente inerte. Politicamente, grazie a una non ingenua diplomazia
tedesca, e a un’opinione pubblica (media) incapace, o crisaiola, la ricetta
contraria s’impone. Quella per cui non c’è Europa e non c’è politica europea,
ma solo il vantaggio comparato del blocco germanico.
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