“Trattare come un oggetto” è nozione vaga.
Nussbaum la sistematizza, sulla base di sette criteri: strumentalità, negazione
dell’autonomia, inerzia\passività, fungibilità, violabilità, proprietà,
negazione della soggettività. Ma anche tutte insieme queste violenze, e
includendovi il recenziore femminicidio (è del corpo femminile che si tratta, e
già questo è un limite), se definiscono il tema non lo spiegano e non lo
risolvono. Alla fine il nodo è sempre quello: che ce ne facciamo del corpo?
Molti dei sette criteri peraltro escludono il corpo, lo mortificano semmai con
l’assenza (disattenzione, rifiuto).
Di che si discute? Non dell’uso del
corpo altrui, nella coppia, la pubblicità, l’informazione, l’arte, ma della
pubblicità o mercificazione. Che intanto – ma già vent’anni fa lo era – è del
corpo maschile come del femminile, la discussione è impropriamente femminista,
giusto all’origine.
La questione è della pornografia – del
corpo vilipeso in immagine - e del sesso a pagamento. Condita con una delle
banalizzazioni marxiste post-1968, del nucleo centrale e più vivo di tutto
Marx. All’improvviso tutto si volle oggettualizzato: il lavoratore,
l’intellettuale compreso, il consumatore, l’elettore, la donna. Il femminismo
nacque appropriandosi la Versachlichung o Verdinglichung,
cioè l’oggettualizzazone, più la
mercificazione, e l’entaǔsserung,
che si traduce ottimamente alienazione – l’estraniazione, Entfremdung. In una versione positiva: la sessualità sta alla donna
come il plusvalore al lavoratore, e allo steso modo ne viene defraudata. E in
uno negativo: il sesso è, come il lavoro, sfruttamento. Con licenza per il
sesso “promiscuo e anonimo”, rileva Nussbaum disorientata, che il mondo gay
professava - prima dell’Aids - come “sinceramente democratico”. Benché la
componente di classe, andrebbe aggiunto, fosse e sia la componente maggiore del
piacere, del ricco e raffinato, Pasolini compreso, col lumpen sporco, e del lumpen
col raffinato.
L’oggettualizzazione della persona nel
corpo non ha molto senso fuori del senso politico del concetto. Alla maniera
del “razzismo antirazzista” di Sartre (“Orfeo nero”), dell’appropriazione di un
terreno più che della casa. Il rapporto fisico, perfino quello a pagamento, è
difficilmente riducibile all’oggettualizzazione, tante sono le pulsioni che
muove. Perfino il femminicidio dilagante, se indagato caso per caso, mostra
altre complessità – forse più spaventose (moralmente reprensibili) ma non
semplici: l’oggettualizzzione è, culturalmente, eticamente, giuridicamente,
l’opposto del femminicidio. Una delle teoriche femministe che Nussbaum contesta
in questo saggio, Andrea Dworkin, fu famosa nel 1974 per aver indagato l’odio
delle donne, “Woman Hating”, da parte cioè delle donne, con un’ottica che oggi probabilmente andrebbe
rovesciata..
È questo un vecchio saggio, e tale
rimane, come documento storico, anche se Martha Nussbaum l’ha voluto rivedere e
l’ha integrato per questa riedizione. La filosofa l’aveva scritto nel 1995,
incuriosita da un libro indifendibile di Nadine Strossen, “Defending
Pornography”, a contestazione della teoria femminista, che tutto riduceva a
pornografia, di Andrea Dworkin, “Intercourse”, e Catharine MacKinnon, “Feminism
unmodified”. Ma l’abbrivo di Strossen era in gestazione già da un decennio,
dalla sorpresa recensione a “Sexual Desire”, il libro seminale (non tradotto) dell’inglese
Roger Scruton. E cioè su basi e con fini esattamente opposti alla ricerca
femminista: come l’attrazione fisica si concilia col rispetto, di sé e
dell’altro – “la parte meravigliosa” del rapporto.
“La libido spoglia il corpo della sua
sacralità”, è ben detto dalla curatrice Brunella Schisa. Nel senso che vanno
rivendicate “le sacrosante trasgressioni sessuali”. Con i limiti di sempre,
etici e giuridici. Schisa cita Houellebecq, l’orrido Occidente che stupra un
mondo miserabile col turismo sessuale - le cui origini però, purtroppo, furono
negli anni 1960 Cuba, prima che il
Brasile e la Thailandia, e sempre si esercita per il lato gay, vantandosene, in
Nord Africa, dopo una parentesi sud italiana.
“In un contesto di parità, rispetto e
consenso, “l’oggettualizzazione può non essere così problematica”, aveva
scritto Nadine Strossen. E questa sarà la conclusione di Nussbaum. Che applica
al corpo il suo anticonformismo lieve, non arrischiato. “Se sono stesa a letto
con il mio amante, e uso la sua pancia come cuscino, non sembra esserci
assolutamente nulla di male”, scrive cose così. E ancora: “Devo questo esempio a
Lawrence Lessig”. Che il problema non sia altrove? Nella divaricazione dei
linguaggi, per esempio, di quello della sociologia o della filosofia rispetto
ai temi che trattano – sensi, sentimenti, passioni? O nel pensiero – nella
filosofia – del corpo
Capita di avere notizia sulla “Domenica”
del “Sole 24 Ore”, mentre si legge Nussbaum, di tre libri sugli amori di Simone
de Beauvoir, corredata di robusto nudo posteriore della stessa in giovane età,
e di restare solo confermati che, forse e senza, la demi-castor di Sartre non era omosessuale, né bisessuale o
eterosessuale, ma algida e carrierista. Una donna di testa, come si suole anche
dire, che curava le forme ma non era interessata. Per questo dimezzata, non
oggettivabile. Non oggettivabile, neanche nel più casto dei desideri: questa è
l’offesa maggiore – e ancora: non per tutte-i
Scorporati
da Kant
La faglia è in Kant, azzarda Nussbaum
senza approfondire. Sì, è la faglia più evidente della afisicità di Kant - di
Kant come persona: buon bevitore, buon mangiatore, forse buon ascoltatore, ma
poco esercitato negli altri sensi. Kant esclude il sesso in difesa del
matrimonio, nota Nussbaum. Ma è del matrimonio, avrebbe potuto obiettare, il
femminicidio, l’oggettualizzazione (possesso) più marcata del sesso. Non il solo
aspetto: la forma più comune (banale) di
oggettualizzazione è la pedagogia spicciola familiare, il rapporto
genitori-figli.
Kant era stato messo in campo da
Scruton. Che le radici del femminismo trova nella kantiana i distinzione del
genere: uomo e donna indifferenti per lui sono, essendo persone, esseri umani.
In questo saggio rivisto, non nella recensione a Scruton, Nussbaum fa sua la
critica di Scruton al kantismo femminista. I due, che allora litigarono con
asprezza, oggi dunque concordano. Concordavano anche allora, ma allora non si
poteva: la “New York Review of Books” e Martha Nussbaum, progressisti, pur
volendo dar conto di Scruton, conservatore, non potevano dargli ragione e lo
seppellirono di critiche.
“Roger Scruton è un romantico wagneriano
e un conservatore thatcheriano”, questo l’attacco della recensione, il 18
dicembre 1986, a quasi un anno dall’uscita di “Sexual Desire”. Questa la seconda
frase: “Un filosofo sperimentatore, problematico, che è innamorato delle
conclusioni politiche dogmatiche”. E ancora: “Uno scrittore sottile della
diversità culturale che è anche portato
a perentorie assiomi biologici sulla natura umana”. La recensione di Nussbaum
provocò una lettera risentita di Scruton, sul thatcherismo e sul suo assunto
principale, che la recensione avrebbe tradito. Cui Nussbaum replicò prolissa,
con una messa a punto forse più lunga della stessa recensione. La rivista la
chiuse lì (le querelles i giornali
limitano chissà perché a una precisazione e a una replica), e i contendenti si
separarono insoddisfatti avendo detto la stessa cosa. Uno scambio che merita sintetizzare – per la
cosa in sé, e perché i filosofi sempre più si riducono a cercatori d’oro
tardivi, quando le pepite sono state sfruttate, a litigarsi le tracce e i
barbagli.
I due litigavano sul corpo. Nussbaum
aveva rimproverato Scruton di volerlo inerte: “Ripetutamente parla del corpo
come se, senza il pensiero umano ad animarlo, sia qualcosa di inerte e
repellente”. Nel paradiso terrestre prima della caduta. Nelle “Vite brevi”
vittoriane di Aubrey – “guarda con disgusto l’elemento umano che gode
dell’energia e l’esuberanza animale degli atti sessuali”. E ancora: “Il sesso,
per lui, è una fatica eroica per il corpo, piuttosto che un’espressione di
gioia in esso. Senza mai piacere né divertimento”. “L’argomento filosofico
centrale del mio libro è che le persone sono essenzialmente incorporate”, era
l’inizio della protesta di Scruton. Il corpo, come non pensarci?
Martha C. Nussbaum, Persona oggetto, Erickson, pp. 118 € 9
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