venerdì 4 luglio 2014

Oggettivatemi, ma non trascuratemi

“Trattare come un oggetto” è nozione vaga. Nussbaum la sistematizza, sulla base di sette criteri: strumentalità, negazione dell’autonomia, inerzia\passività, fungibilità, violabilità, proprietà, negazione della soggettività. Ma anche tutte insieme queste violenze, e includendovi il recenziore femminicidio (è del corpo femminile che si tratta, e già questo è un limite), se definiscono il tema non lo spiegano e non lo risolvono. Alla fine il nodo è sempre quello: che ce ne facciamo del corpo? Molti dei sette criteri peraltro escludono il corpo, lo mortificano semmai con l’assenza (disattenzione, rifiuto).
Di che si discute? Non dell’uso del corpo altrui, nella coppia, la pubblicità, l’informazione, l’arte, ma della pubblicità o mercificazione. Che intanto – ma già vent’anni fa lo era – è del corpo maschile come del femminile, la discussione è impropriamente femminista, giusto all’origine.
La questione è della pornografia – del corpo vilipeso in immagine - e del sesso a pagamento. Condita con una delle banalizzazioni marxiste post-1968, del nucleo centrale e più vivo di tutto Marx. All’improvviso tutto si volle oggettualizzato: il lavoratore, l’intellettuale compreso, il consumatore, l’elettore, la donna. Il femminismo nacque appropriandosi la Versachlichung  o Verdinglichung, cioè l’oggettualizzazone, più la  mercificazione, e l’entaǔsserung, che si traduce ottimamente alienazione – l’estraniazione, Entfremdung. In una versione positiva: la sessualità sta alla donna come il plusvalore al lavoratore, e allo steso modo ne viene defraudata. E in uno negativo: il sesso è, come il lavoro, sfruttamento. Con licenza per il sesso “promiscuo e anonimo”, rileva Nussbaum disorientata, che il mondo gay professava - prima dell’Aids - come “sinceramente democratico”. Benché la componente di classe, andrebbe aggiunto, fosse e sia la componente maggiore del piacere, del ricco e raffinato, Pasolini compreso, col lumpen sporco, e del lumpen col raffinato.
L’oggettualizzazione della persona nel corpo non ha molto senso fuori del senso politico del concetto. Alla maniera del “razzismo antirazzista” di Sartre (“Orfeo nero”), dell’appropriazione di un terreno più che della casa. Il rapporto fisico, perfino quello a pagamento, è difficilmente riducibile all’oggettualizzazione, tante sono le pulsioni che muove. Perfino il femminicidio dilagante, se indagato caso per caso, mostra altre complessità – forse più spaventose (moralmente reprensibili) ma non semplici: l’oggettualizzzione è, culturalmente, eticamente, giuridicamente, l’opposto del femminicidio. Una delle teoriche femministe che Nussbaum contesta in questo saggio, Andrea Dworkin, fu famosa nel 1974 per aver indagato l’odio delle donne, “Woman Hating”, da parte cioè delle donne, con  un’ottica che oggi probabilmente andrebbe rovesciata..
È questo un vecchio saggio, e tale rimane, come documento storico, anche se Martha Nussbaum l’ha voluto rivedere e l’ha integrato per questa riedizione. La filosofa l’aveva scritto nel 1995, incuriosita da un libro indifendibile di Nadine Strossen, “Defending Pornography”, a contestazione della teoria femminista, che tutto riduceva a pornografia, di Andrea Dworkin, “Intercourse”, e Catharine MacKinnon, “Feminism unmodified”. Ma l’abbrivo di Strossen era in gestazione già da un decennio, dalla sorpresa recensione a “Sexual Desire”, il libro seminale (non tradotto) dell’inglese Roger Scruton. E cioè su basi e con fini esattamente opposti alla ricerca femminista: come l’attrazione fisica si concilia col rispetto, di sé e dell’altro – “la parte meravigliosa” del rapporto.
“La libido spoglia il corpo della sua sacralità”, è ben detto dalla curatrice Brunella Schisa. Nel senso che vanno rivendicate “le sacrosante trasgressioni sessuali”. Con i limiti di sempre, etici e giuridici. Schisa cita Houellebecq, l’orrido Occidente che stupra un mondo miserabile col turismo sessuale - le cui origini però, purtroppo, furono negli anni 1960  Cuba, prima che il Brasile e la Thailandia, e sempre si esercita per il lato gay, vantandosene, in Nord Africa, dopo una parentesi sud italiana.
“In un contesto di parità, rispetto e consenso, “l’oggettualizzazione può non essere così problematica”, aveva scritto Nadine Strossen. E questa sarà la conclusione di Nussbaum. Che applica al corpo il suo anticonformismo lieve, non arrischiato. “Se sono stesa a letto con il mio amante, e uso la sua pancia come cuscino, non sembra esserci assolutamente nulla di male”, scrive cose così. E ancora: “Devo questo esempio a Lawrence Lessig”. Che il problema non sia altrove? Nella divaricazione dei linguaggi, per esempio, di quello della sociologia o della filosofia rispetto ai temi che trattano – sensi, sentimenti, passioni? O nel pensiero – nella filosofia – del corpo
Capita di avere notizia sulla “Domenica” del “Sole 24 Ore”, mentre si legge Nussbaum, di tre libri sugli amori di Simone de Beauvoir, corredata di robusto nudo posteriore della stessa in giovane età, e di restare solo confermati che, forse e senza, la demi-castor di Sartre non era omosessuale, né bisessuale o eterosessuale, ma algida e carrierista. Una donna di testa, come si suole anche dire, che curava le forme ma non era interessata. Per questo dimezzata, non oggettivabile. Non oggettivabile, neanche nel più casto dei desideri: questa è l’offesa maggiore – e ancora: non per tutte-i
Scorporati da Kant
La faglia è in Kant, azzarda Nussbaum senza approfondire. Sì, è la faglia più evidente della afisicità di Kant - di Kant come persona: buon bevitore, buon mangiatore, forse buon ascoltatore, ma poco esercitato negli altri sensi. Kant esclude il sesso in difesa del matrimonio, nota Nussbaum. Ma è del matrimonio, avrebbe potuto obiettare, il femminicidio, l’oggettualizzazione (possesso) più marcata del sesso. Non il solo aspetto:  la forma più comune (banale) di oggettualizzazione è la pedagogia spicciola familiare, il rapporto genitori-figli.
Kant era stato messo in campo da Scruton. Che le radici del femminismo trova nella kantiana i distinzione del genere: uomo e donna indifferenti per lui sono, essendo persone, esseri umani. In questo saggio rivisto, non nella recensione a Scruton, Nussbaum fa sua la critica di Scruton al kantismo femminista. I due, che allora litigarono con asprezza, oggi dunque concordano. Concordavano anche allora, ma allora non si poteva: la “New York Review of Books” e Martha Nussbaum, progressisti, pur volendo dar conto di Scruton, conservatore, non potevano dargli ragione e lo seppellirono di critiche.
“Roger Scruton è un romantico wagneriano e un conservatore thatcheriano”, questo l’attacco della recensione, il 18 dicembre 1986, a quasi un anno dall’uscita di “Sexual Desire”. Questa la seconda frase: “Un filosofo sperimentatore, problematico, che è innamorato delle conclusioni politiche dogmatiche”. E ancora: “Uno scrittore sottile della diversità culturale che è  anche portato a perentorie assiomi biologici sulla natura umana”. La recensione di Nussbaum provocò una lettera risentita di Scruton, sul thatcherismo e sul suo assunto principale, che la recensione avrebbe tradito. Cui Nussbaum replicò prolissa, con una messa a punto forse più lunga della stessa recensione. La rivista la chiuse lì (le querelles i giornali limitano chissà perché a una precisazione e a una replica), e i contendenti si separarono insoddisfatti avendo detto la stessa cosa.  Uno scambio che merita sintetizzare – per la cosa in sé, e perché i filosofi sempre più si riducono a cercatori d’oro tardivi, quando le pepite sono state sfruttate, a litigarsi le tracce e i barbagli.
I due litigavano sul corpo. Nussbaum aveva rimproverato Scruton di volerlo inerte: “Ripetutamente parla del corpo come se, senza il pensiero umano ad animarlo, sia qualcosa di inerte e repellente”. Nel paradiso terrestre prima della caduta. Nelle “Vite brevi” vittoriane di Aubrey – “guarda con disgusto l’elemento umano che gode dell’energia e l’esuberanza animale degli atti sessuali”. E ancora: “Il sesso, per lui, è una fatica eroica per il corpo, piuttosto che un’espressione di gioia in esso. Senza mai piacere né divertimento”. “L’argomento filosofico centrale del mio libro è che le persone sono essenzialmente incorporate”, era l’inizio della protesta di Scruton. Il corpo, come non pensarci?    
Martha C. Nussbaum, Persona oggetto, Erickson, pp. 118 € 9

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