Un lapsus più che un errore, quello
del Tg 1: un riferimento indiretto a Cossiga, l’allora presidente del consiglio,
che gli euromissili aveva negoziato ed era sardo. I mesi successivi al varo del
suo primo governo, Cossiga li aveva dedicati, d’accordo con Pertini, a convincere
gli europei della Nato ad accettare gli euromissili. Ottenendo la disponibilità
dell’Olanda e del cancelliere tedesco Schmidt, socialista, ma a condizione che
l’Italia per prima accettasse di schierarli.
La questione degli euromissili era
stata creata dall’Urss, che aveva schierato l’arsenale nucleare in Europa, nei
paesi satelliti. Gli Stati Uniti, Kissinger prima poi Reagan, decisero di
reciprocare per contrastare la minaccia sovietica, schierando i missili a
maggiore potenza e più lunga gittata nei paesi europei. Che però nicchiavano,
prima della decisione italiana. Mosca non reggerà la sfida sugli euromissili,
malgrado una serie affrettata di cambi di regime, quattro capi di Stato e di
Partito in quattro anni, da Breznev a Cernenko, Andropov e infine Gorbaciov,
che nella sostanza si arrenderà.
Saranno gli euromissili a isolare il
Pci, prima e con più chiarezza che la “questione morale” – che Berlinguer adotterà
su impulso del partito dei “tecnici”. Berlinguer, ma anche Napolitano, faranno
dell’opposizione agli euromissili la campagna più impegnativa, e anche radicale,
del Pci negli anni 1979-1983. Con più veemenza che la stessa Mosca. Facendo di Craxi
la bestia nera. Proprio Craxi che, nel Psi chiamato a pronunciarsi sulla
questione nel marzo-aprile del 1980, aveva tergiversato a lungo, per non
isolare il Pci e per non contribuire al riarmo. Convincendosi alla fine a un sì
condizionato: sì agli euromissili Nato se l’Urss non smantellava i suoi.
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