Chi l’avrebbe detto? Rocco Chinnici, il
capo della Procura di Palermo che la mafia fece saltare in aria, come Pih ha
fatto vedere l’anno scorso, per i trent’anni dell’eccidio, nel film “La mafia
uccide solo d’estate”, non apprezzava il suo sostituto. Anzi ne sospettava, lo
riteneva manutengolo dei giudici corrivi al malaffare. Lo Forte stesso si è
illustrato in un falso processo a Andreotti: dieci anni di indagini, 120 mila
pagine di atti istruttori, un’enciclopedia dell’andreottismo, e l’assoluzione –
se voleva sbiancarlo c’è riuscito. Ora il Csm vuole assolutamente questo
giudice a capo della Procura di Palermo. Questo Csm lo vuole, perché fra
qualche giorno si insedia quello che è stato già votato, con una maggioranza
non corriva. Da qui la corsa a nominare Lo Forte con precedenza sulla lista
d’attesa di due anni per gli altri incarichi vacanti.
Il richiamo di Napolitano al Csm uscente
di limitare l’urgenza a ricoprire “gli incarichi direttivi e semidirettivi
vacanti da tempo” è stato visto dai lofortiani come un alt al loro uomo. Quindi
come un’ingerenza nell’autonomia di valutazione del Csm. E se lo fosse? Quale è
la ragione per cui Lo Forte deve assolutamente andare a Palermo?
Ma non è un’ingerenza, Napolitano non è
un guerriero. È che: 1) la nomina di corsa di Lo Forte, con precedenza su tutte
le altre carche scoperte, 2) da parte di un Csm di fatto decaduto, 3)per un incarico
che sarà libero solo tra alcuni giorni, suscita preoccupazione più che
interrogativi.
Nessun commento:
Posta un commento