lunedì 28 luglio 2014

Questo lo Forte è forte

Chi l’avrebbe detto? Rocco Chinnici, il capo della Procura di Palermo che la mafia fece saltare in aria, come Pih ha fatto vedere l’anno scorso, per i trent’anni dell’eccidio, nel film “La mafia uccide solo d’estate”, non apprezzava il suo sostituto. Anzi ne sospettava, lo riteneva manutengolo dei giudici corrivi al malaffare. Lo Forte stesso si è illustrato in un falso processo a Andreotti: dieci anni di indagini, 120 mila pagine di atti istruttori, un’enciclopedia dell’andreottismo, e l’assoluzione – se voleva sbiancarlo c’è riuscito. Ora il Csm vuole assolutamente questo giudice a capo della Procura di Palermo. Questo Csm lo vuole, perché fra qualche giorno si insedia quello che è stato già votato, con una maggioranza non corriva. Da qui la corsa a nominare Lo Forte con precedenza sulla lista d’attesa di due anni per gli altri incarichi vacanti.
Il richiamo di Napolitano al Csm uscente di limitare l’urgenza a ricoprire “gli incarichi direttivi e semidirettivi vacanti da tempo” è stato visto dai lofortiani come un alt al loro uomo. Quindi come un’ingerenza nell’autonomia di valutazione del Csm. E se lo fosse? Quale è la ragione per cui Lo Forte deve assolutamente andare a Palermo?
Ma non è un’ingerenza, Napolitano non è un guerriero. È che: 1) la nomina di corsa di Lo Forte, con precedenza su tutte le altre carche scoperte, 2) da parte di un Csm di fatto decaduto, 3)per un incarico che sarà libero solo tra alcuni giorni, suscita preoccupazione più che interrogativi.

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