Il caso è questo. Semplice, ma non
abbastanza per la diplomazia europea. Il Consiglio Europeo, la Commissione
europea, la baronessa Ashton, responsabile della politica estera europea, non
hanno fatto e nemmeno detto nulla.
Con la collaborazione americana, il
caso si risolverà. L’Italia ha una ventina di costose missioni militari in giro per l’Africa
e l’Asia, in accordo con gli Usa. E dunque, ancora una volta l’Italia trova
ascolto a Washington ma non a Bruxelles. Dove al contrario ora il suo candidato
al posto della Ashton, sia Mogherini sia D’Alema, viene contestato dai paesi ex
Urss che vorrebbero la Ue in guerra con la Russia. Che è incredibile, ma è
quello che sta succedendo.
È la conferma che non c’è una
politica estera e di difesa europea. Non è interesse delle forze egemoni in
Europa, dapprima Londra e Parigi, ora Berlino. Mentre è interesse dell’Europa,
se vuole un futuro, e quindi dell’Italia.
Giocarla sul piano delle buone
intenzioni, come fino ad ora è stato fatto, non porta a nulla: l’Europa non ha
cambiato le vecchie regole del gioco e ad esse bisogna attenersi. Costruire un
potere negoziale. L’Italia purtroppo ha rinunciato a suo tempo al potenziale
maggiore, l’allargamento a Est. Ma ha ancora un ventaglio di fronti aperti:
l’immigrazione, il bilancio, i rapporti con la Russia, con l’America Latina,
con l’Africa, dove l’Italia ha credito da spendere, il tema purtroppo
accantonato delle regole finanziarie (sapendo che Angela Merkel ha stabilito un
asse con la City londinese), la politica energetica (dove però dovrebbe cominciare
col rendere competitivo il mercato interno).
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