Amore - Ogni
amore è amore di una cosa, la moto, la bici, la macchina, un vestito, o il
paesaggio e il chiaro di luna, in riva al mare, una notte di mezza stagione,
limpida, in Africa, dov’è rossa, o a Sorrento, dov’è d’argento. Le quali cose
certo ci turbano, ma non per sempre, e non alterano. Si può disprezzare il
cibo, gli americani lo fanno e ingrassano lo stesso, forse di più, riducendolo
a per centi di calorie, vitamine, proteine, amminoacidi o che altro. Ma ognuno
vuol bere un bicchiere di vino gustandolo invece che trangugiandolo.
Non si ama uno scheletro ricoperto di
adipe e pelle, l’anima ha bisogno di palpitare. Ci riesce attraverso nuove
esperienze: la novità di un corpo è più forte dell’amore e della bellezza. Ma
poi la bellezza è aspirazione che nulla può sostituire, l’orgasmo l’attenua
temporaneamente. E l’amore, dov’eravamo rimasti? Se la vecchia voluttà, oggi
erotismo, è il narcisismo del corpo, l’amore è il narcisismo dell’anima - nei
soliloqui si può trovare il profondismo dei baci Perugina profondissimo: senza
commercio, eccone un altro, niente filosofia.
Anima
–
Corneille ce l’ha nel Poliuto: “Quest’anima così divina\ Non è più degna
del giorno, non è più degna di Paolina”.
Con tutta la sessuofobia della chiesa, l’anima in realtà è nel corpo. Il cristiano lo sa, chi è cresciuto
con le giaculatorie della Madonna e dei santi, e il corpo di Cristo. Ma, poi, per la stessa
chiesa non è “l’anima la forma del corpo”?
Corpo – La bellezza secondo Wilde rivela tutto
perché non esprime nulla. Quella dei corpi però esprime. Più e meno di tutto,
col desiderio.
È un utile rivelatore, la materia, il
mondo. Il suo rifiuto – della chiesa, del femminismo, della morale spicciola -
è l’estraneità dell’essere quale è, materiale, che ha nutrito la borghesia, e
la chiesa oggi borghese, e le fa ipocrite, quindi stupide.
In
materia si può dire il nazismo marxista. Per essere biologico. Per la
percezione del corpo in quanto eredità, sangue, passato che non passa, con
tutto ciò che questo implica di fatale, quindi obbligato. Un Diamat
ematologico. Chiunque enunci un affrancamento dalla fisicità senza coinvolgerla
tradisce e abiura, è il nemico.
Lo stesso antiumanesimo che Heidegger
dichiara è il Diamat.
Dobbiamo al simulatore Cartesio , che
Spinoza gentile avallò, la dvisone: “Lo spirito e il corpo sono distinti”. O è
un errore? Wittgenstein ha trovato che il corpo è l’espressione migliore
dell’anima. Ne è comunque l’unica, l’unico suo modo d’essere.
Dio – Morto è
probabilmente il Dio di Hegel. Di cui Heine dice “come l’uomo, tramite la
conoscenza, diventi Dio, ovvero, detto altrimenti, come Dio diventi cosciente
di sé attraverso l’uomo”.
Esilio - C’è
quest’idea, laica, del bene che è rinuncia. Wittgenstein come Tolstòj avviò una
scuola rurale, per scoprire come il conte dopo un anno che non aveva nulla da
insegnare, solo voglia di dare ceffoni. Ma asceta è in greco proprio “colui che
si esercita”. A cosa non è detto, forse non a insegnare. Ma dà acuto il senso
weiliano di essere in patria mentre si è in esilio – tutto l’opposto dell’Heimatexil
che è un’altra anomalia tedesca, l’esilio in patria. Per l’assenza di luogo,
una mancanza che l’uomo viaggiatore vive come una pienezza.
Lontana
è sempre stata, negli stessi asceti, l’idea del sacrificio nella rinuncia,
della cancellazione. Atleti della pietà, forse, non martiri, in connessione
intima col bene, esclusiva. Nella concezione gregoriana che la vita autentica è
spogliarsi dell’Io, per donarsi alla disposizione a donare.
Materia
- Il mondo soffre ancora della riduzione a
calcolo che Newton ne ha fatto - di cui bauli di scritti restano impubblicati,
troppo segreti. Un satanismo che Goethe non riuscì a contrastare, e che un
giorno si domerà introducendo il calcolo nella materia.
Mercato
.
Non c’è mercato senza regole – il mercato non realizza le eque opportunità
senza regole. E dunque senza l’autorità
a esso esterna, normalmente lo Stato, oggi più Stati concorrenti. È l’equivoco
di fondo del liberalismo, che presume una continua legiferazione nel senso
dell’uguaglianza, delle opportunità, degli accessi.
Narcisismo - Una forma
d’avarizia più che di egoismo, o egoismo insoddisfatto perché impossibile.
Natura – È violenta,
ma quanto è naturale la natura degli uomini? Accumulatrice di dati e idee, tra
il culto del passato e il disegno del futuro. Ha memoria e fantasia, e
l’istinto a migliorare. Ha un criterio morale e uno estetico, si penserebbe che
è meglio approfittarne.
Non si può rifiutarla. Può essere cattiva e anche nociva, non sempre se ne può fare
un’arte, per esempio defecando, anche se si può farlo in sontuosi bagni, o
regolarsi come Rabelais, con torche-culs
d’occasione. Ma la natura è bellezza. Già Omero spiega che la bellezza non è di
per sé, è legata ai sensi: la vista, l’olfatto, l’udito.
Nudo - È difficile riconoscersi nudi. Le
persone sono altre, e l’effetto è immediato sulla coppia, dimenticato il
reciproco piccolo ignorarsi.
Sesso - L’equivoco si pone perché le donne più
non arrapano. Per il privato politico, anzi da trivio in Procura, che è la
politica della castrazione.
Il privato politico fu di moda a Berlino
nel 1790, l’anno dopo la Rivoluzione. Un privato sterile, da intrattenitrici
che promettono più di quanto sanno dare, Bettina, Caroline, Rahel, Henriette, o
fantasticare. Il desiderio è dei poveri, insegna Bramieri, il ricco non ne ha
bisogno, né il potente. Il privato politico è la rinuncia alla politica, e la
rinuncia al privato. E questo è Brecht, Tamburi nella notte. È il
totalitarismo, nel terribile 1984 e non solo. O è la politica che è
privata, sessuata?
La politica in camera da letto sarebbe
ottimo tema, le “posizioni” della politica. Ma terrificante - il peggio
dell’insostenibile orwellismo, in “1984” e altrove.
Talk-show – Una famosa
intervista collettiva della rivista di filosofia “Sic et non” a Jeanne Hesrsch
nel 1996 (“Dialog mit Jeanne Hersch”) si chiude con la menzione del talk-show:
“Allora, chiudiamo il colloquio. «Die Zeit» ha concluso l’intervista a Gadamer
chiedendogli se vede i talk-show”. “Talk-shows? Cosa sono” “Beh, la stessa cosa
ha chiesto lui. Sono programmi
televisivi in cui ci si intrattiene su alcuni argomenti”. “Sì” “Che vede lei di
preferenza? “Derrick” “Lo stesso ha detto Gadamer” “Si? Ganzo (facciamola
parlare come la Hack, n.d.r., aveva la stessa età e lo stesso piglio)! Ha detto
anche lui Derrick?” “Sì. Grazie di cuore per questa conversazione”. “E finisce
con Derrick? Peccato, pensavo di avere ancora una domanda. Ma niente, beh,
ganzo!” “Però, non ha detto se vi siete mai intesi con Gadamer su Derrick” “No.
Mai. Non ho mai parlato con lui di tv”.
Non
si ricorda più nulla dell’intervista, l’effetto talk-show è assorbente, cancella
tutto.
zeulig@antiit.eu
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