L’Ikea, l’esotismo, la business class, “il” Wing dell’aeroporto
di Hong Kong, il Long Bar di centinaia di metri, il villaggio Valtur, il
Potsdamer Platz, i resort esclusivi,
le massaggiatrici algide, il fruttolo, la ricerca del “campo” per gli sms,
nella giungla, gli animatori, lo straniamento a letto, la notte, con la
ragazza, le “nigeriane”. Piccolo ci si perde e si diverte. Alla maniera di
Roland Barthes, quando fece le “mitologie” del Tour e altre passioni universali
fatali. Un antropologo del quotidiano dunque, col sorriso. E con uno sguardo
non compendiativo, non propriamente alla Barthes, ma particolareggiato, come
guidato da occhio onnivoro. O in successione d’immagini da occhio prensile, da cinepresa,
da sceneggiatura. Da Nanni Moretti più che da Barthes: una semiologia alla
portata di tutti.
Poco alla fine sappiamo di Hong Kong, o
di Berlino riunificata, o del Queensland australiano, foresta pluviale e reef corallino compresi, poiché il
letterato italiano viaggia intorno a se stesso. Ma, avendo condiviso
l’esperienza di Bologna per comprare la libreria, quando l’Italia era divisa in
due e l’Ikea stava sopra l’Appennino, avendo viaggiato in business, e avendo sperimentato ripetutamente l’esotico turistico, purtroppo
non da turista, si può testimoniare che Piccolo è anche testimone fededegno. Un
giorno, se qualcuno avrà la curiosità di sapere come si viveva a Roma, Italia,
Europa, attorno all’anno Duemila del vecchio calendario gregoriano, Piccolo
verrà anche utile - esca alla saggezza, che è sempre posteriore: che vita è
questa?
Francesco
Piccolo, Allegro occidentale,
Einaudi ET, pp. 221 € 12
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