Non ci
sarà, forse, la “manovra” di agosto, ma ci dovrà essere un prestito forzoso per
tagliare il debito. E tanto prima tanto meglio. Siamo già in ritardo di dodici
anni.
Per
orgoglio o incoscienza fu evitato dopo Maastricht e prima dell’entrata in
vigore dell’euro il consolidamento previo del debito italiano. Un fardello
altrimenti schiacciante, se ancorato a una moneta “estera” a cambio fisso Ora
si comincia a ridiscuterne, ma come se si navigasse nel vuoto. Mentre i “come”
si sanno, e da tempo sono discussi – anche in questi post, i più letti del
sito:
A questo
punto un prestito forzoso è l’unica via d’uscita. Non facile da attuare oggi,
dopo il governo Monti, che ha eroso e sconvolto la rendita urbana, alla quale
il Tesoro avrebbe potuto attingere in misura quasi indolore. Monti l’ha
praticamente dissolta, insieme col ciclo immobiliare a essa collegata, nella
idrovora fiscale, dei Comuni e gli altri enti locali parassitari. Uno spreco
incommensurabile. Ma la “casa” potrebbe sicuramente sopportare un altro
sacrificio, insieme con i capitali, se esso liberasse il mercato dell’ombra
dissolvente del debito.
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