Una piccola riscoperta, di un
personaggio notevolissimo. Per l’acume politico nella Praga di prima e dopo
l’occupazione tedesca, per il quieto radicale anticonformismo di ragazza
liberata tra Vienna e Praga vent’anni prima, e naturalmente come creatrice di
Kafka, che tradusse in ceco quando ancora nessuno lo leggeva in tedesco. Qui si
occupa della scomparsa della Cecoslovacchia. S’interroga sulla mancata reazione
all’occupazione tedesca, che tanto aveva sdegnato, cioè preoccupato, Mussolini.
Il razzismo tedesco subito dispiegato correttamente analizza come “pogrom
freddo”, come faranno Hannah Arendt, gli storici, e qualche tribunale
israeliano. E sa anche che la guerra ci sarà, che l’appeasement la rende
inevitabile.
Sullo
sfondo è un personaggio amabile quanto pochi altri. Nelle lettere di Kafka, e
nei ricordi di quanti la incontrarono. Quelli di Margarete Buber-Neumann, sua
compagna di lager, forse generosi, i più incisivi. Margarete
era stata isolata dalle politiche per il suo comunismo. Dapprima dalle stesse
internate comuniste, le quali la dichiararono traditrice per il motivo che
diffondeva menzogne sulla Siberia, e di conseguenza da tutte le politiche, per
l’ascendente che le comuniste avevano sulle altre. Eccetto che da Milena. Milena
di Praga: così Milena Jesenskà le si presentò, giornalista, comunista,
destinataria di tante lettere di Kafka, fra le più fantasiose lettere d’amore
passate agli archivi.
Milena chiese a Grete se era vero che i sovietici avevano consegnato a Hitler
gli antinazisti rifugiati a Mosca, e le due donne divennero amiche. Per Milena
Grete era una Madonnina di campagna, che ama la vita per trasporto naturale.
Per Grete Milena era la tenerezza femminile unita a un’energia tipicamente mascolina.
Milena, appena uscita dal liceo femminile Minerva a Praga, sedeva
intrepida al caffè Arco, ritrovo dei letterati germanizzanti, baffuti,
gnoccoloni, e presto se ne fuggirà sola a Vienna. Non femminile, il cappello
portava da uomo, ma presto si sposerà. Grete e Milena progettavano a guerra
finita un libro, “L’era dei campi di
concentramento”, di Stalin e di Hitler. Ma Milena, il “fuoco vivo” di
Kafka, morì prima.
Milena Jesenskà, In cerca della terra di nessuno,
Castelvecchi, pp. 90 € 12
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