lunedì 11 agosto 2014

La scoperta di Artemidoro

La prima parte è una noiosa (inconsistente, inutile) ricostruzione ipotetica di cosa Artemidoro ha fatto e scritto, basata su Strabone, Marciano di Eraclea e altri divulgatori, che Canfora peraltro disprezza. Ma un ragione c’è. Strabone menziona Artemidoro per la Spagna e per la Trogloditica (l’Africa). E quindi: sembra non casuale che, nel papiro dello pseudo-Artemidoro, “sul recto ci sia la Spagna e sul verso proprio gli animali della Trogloditica”.
È una della tante contestazioni dell’Artemidoro “scoperto” qualche anno fa e avallato da Settis. La seconda parte, dedicata al falsario Simonidis, è una racconto affascinante. Il secolo XIX fu l’epoca dei falsi manoscritti, si guadagnavano tesori, “cosi come il XX lo fu per le opere d’arte”. Il filologo qui si diverte, invece di ipotizzare sul vago, e anche il lettore. Anche se si continua a non sapere come e perché il falsario Simonidis abbia fatto arrivare il falso Artemidoro dall’aldilà a mezza filologia italiana.   
Luciano Canfora, Il viaggio di Artemidoro, Rizzoli remainders, pp. 350 € 9,25

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