Tra gli aranci “d’ogni mese” e i
ritmi “alla ricottara”, vicende sempre truci si succedono attorno
all’Aspromonte. A una montagna che pure ispirò canzoni di gesta, e a molti
viaggiatori sorrise, di misteri e di miraggi. Ma pesa come una stigmata “Gente
in Aspromonte” di Alvaro, una sorta di tradizione o maledizione di abbandono e
violenza. Una letteratura potente ne ha fatto la realtà, più della natura e
della società.
Pasqualino Marcianò, che ci ha
lasciati ai settant’anni, era persona amabile e portata alla leggerezza – per
un decennio a Ravenna, dove lavorava, assessore alla Cultura. L’invenzione
alvariana della tradizione ha contagiato anche lui: non c’è violenza che non
venga esercitata in questo racconto. Che però s’immagina abbia concepito sempre
col sorriso: la violenza, così distruttiva, non lascia traccia, la storia va
avanti.
Pasqualino Marcianò, Peccatrice al ruscello, Nuove Edizioni
Barbaro, pp. 101 € 10
Nessun commento:
Posta un commento