In un certo senso è uno spettacolo, inconsueto: i vescovi della grande provincia di Reggio Calabria
messi in scacco da un comando (locale) dei Carabinieri laico, per dire così. Su
fatti di chiesa, i santi e le Madonne. Ma poi di mezzo ci si mettono i giudici,
e sembra il Ventennio, bieco, vieto.Una persona nota
per non essere un mafioso, in nessun modo, e anzi un politico rispettabile e
rispettato, nonché editore irreprensibile di una emittente tv locale, Edoardo
Lamberti Castronuovo, assessore provinciale alla legalità di Reggio Calabria, viene
inquisito per mafia. Laico anche lui, ma mafioso, secondo i giudici di Reggio Calabria,
per aver difeso la sua Madonna, di San Procopio, il paese di cui è sindaco, dall’accusa
di essersi inchinata alla mafia.Un giornalista
non presente alla processione, specchiato anche lui, di un giornale onorato, ne
ha parlato dopo qualche giorno sulla base di un video dei Carabinieri. Lamberti
Castronuovo ha reagito sfidando il giornalista a provare la cosa. Con una lettera
aperta. Un bel duello al sole, anche questo, tra informazione e controinformazione.
Anche la controinformazione fatta dai Carabinieri non è male. Ma ecco che interviene
la Procura di Reggio Calabria e la cosa cambia aspetto.
Il Procuratore Alessandra
Cerreti indaga Lamberti Castronuovo per calunnia, con l’aggravante dell’associazione
mafiosa. Ma non per ridere: Cerreti rinvierà a giudizio Lamberti Castronuovo per
mafia. Magari non sarà condannato, anzi non sarà condannato. Anche perché i
comandi militari si avvicendano. Ma la giustizia è questa: queste Madonne sono
mafiose.
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