Le
decapitazioni in rete, ora come ai tempi eroici di Al Jazira, la televisione
del sultano, si presuppongono un atto di guerra. Di dissuasione nei confronti
dei nemici, più spesso gli Usa. No: servono a incrementare l’entusiasmo e il
volontariato tra fedeli. E alimentano il
proselitismo: mai tante conversioni all’islam come in questi anni di
terrorismo.
Gli Usa,
o la Gran Bretagna quando sarà, non possono che rispondere con le bombe, anche
se non ne avevano voglia: lo “spettacolo” impone una reazione, non la dissuade.
Senza dire dei palestinesi e di Gaza, che la decapitazione ha fatto sparire
dalle cronache e ogni possibile trattativa di pace.
Ogni
eccesso di crudeltà islamica viene magnificato come un caso di superiore arte
della comunicazione. Questo è indimostrato – se alimenta il proselitismo,
provoca la reazione. Ma è indice della cultura del millennio: solo l’eccesso ha
una funzione.
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