Finalmente
sappiamo perché Riina si confessa. Perché vuole incastrare lo Stato nel
processo Stato-mafia. Il boia di Corleone girovaga nei ricordi, ma mettendo dei
paletti: quello fondamentale è ora Andreotti.
Tutto
concorre. Che Riina operi d’accodo col Procuratore di Palermo Di Matteo è da
farsa. Ma è quello che avviene: che un processo si basi sulle accuse di
supermafiosi, Ciancmino, Riina, per giunta nemmeno “pentiti”.
L’autore
di una diecina di stragi parla davanti a un microfono, che la registrazione
venga bene, nel carcere milanese di Opera. Sta al 41 bis, ma parla in
compagnia, sempre. Qualora la registrazione non venisse bene, che ci siano
delle orecchi pronte a testimoniare.
Nella
condanna per mafia dell’ex presidente della Regione Sicilia, Lombardo, si dice
che l’intermediario era Mario Ciancio Sanfilippo. Giornalista. Editore. Amico e
socio sostenitore di Carlo Caracciolo e Scalfari a “la Repubblica” quando
tentavano di resistere a De Benedetti. Non c’è più religione?
Quando
tutto è mafia, non lo è solo lo Stato. Anche i giudici, quindi? La logica è
quella. Anche i Carabinieri? Perché no, anche loro sono lo Stato. Lo Stato, non
ci si pensa, ma è la cupola per eccellenza.
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