L’anno di partenza è quello della
“condanna” e dell’“abiura”. Il volume collettaneo, conciso, fu voluto trent’anni
fa esatti dal papa Giovanni Paolo II dopo il perdono da lui stesso chiesto
anche a Galileo. Ma il papa chiedeva perdono a tutti con l’aria di dire: “E
adesso a noi!” E così è con Galileo.
Il volume mira a “estinguere
un’ipoteca”, come dichiara breve nella prefazione il cardinale Garrone,
coordinatore della speciale commissione di indagine creata da Giovanni Paolo II
nel 1979 sul “caso Galileo”. Un’ipoteca antica, anticlericale. Il domenicano
Bernard Vinaty, uno dei curatori, ricordò all’epoca sull’“Osservatore Romano”
che il titolo avrebbe dovuto essere “350 anni di storia e di mito”, il mito
della condanna per eresia. Oppure “350 ani di storia e di leggende”.
La chiesa aveva rivisto presto il
suo giudizio. Nel 1734, un secolo dopo i fatti, era stato autorizzato un
monumento funebre a Santa Croce a Firenze. Nel 1757 Benedetto XIV aveva tolto
dall’Indice i libri di Galileo sul moto della terra. Che stavano all’Indice,
però, solo per inerzia. Il recupero era già stato ufficializzato dal papa
Alessandro VII nel 1664, col ritiro del decreto del 1616. Giovanni Paolo II ha
voluto in realtà appropriarsene. La condanna viene fatta cadere nella
“confusissima” questione del copernicanesimo, su cui non c’è mai stata una
pronuncia ex cathaedra, e che
comunque trovava nell’ambiente religioso stesso sostenitori accesi, anche dopo
la condanna. Galileo ne esce comunque bene. È ovvio, ma ne esce anche meglio di
Descartes. Il gesuita Mario Viganò argomenta che egli fu doppiamente vittima,
del disprezzato “mondo di carta” dei filosofi, della loro invidia, e della
“filosofia meccanicista” che era invece del pensatore francese.
Galileo non poneva, non pone,
problemi ai religiosi. Di beghe o di potere accademico sì, ma non dottrinale. Era
senz’altro un credente, perché lo voleva, e a ragione se credere è come dice
Dante: “Fede è sostanza di cose sperate,\ Ed argomento delle non parventi”. E
faceva – fa – suo il motto del cardinale Baronio: “L’intenzione dello Spirito
Santo è come si va al cielo, e non come va il cielo”. Di un sapere distinto
dalla fede.
Per la chiesa il discorso sarebbe
diverso. Ancora nel 1754 non era infondata l’ironia involontaria della “Encyclopédie”,
dove dice che “una delle cause principali del discredito delle scienze in Italia
e in Spagna è il fatto che là si è persuasi che alcuni sommi pontefici hanno
deciso che la terra non gira”. Tuttavia, vale sempre la prudenza di Garin,
“Scienza e vita civile del Rinascimento”: “La storia segreta della grande
battaglia intesa a sequestrare il mondo cattolico dal progresso del sapere europeo
è ancora da scrivere, sebbene per tanta parte interessi proprio l’Italia”.
Paul Poupard-Bernard Vinaty, a cura
di, Galileo Galilei, 350 anni di storia.
1633-1983.
1 commento:
Interessante il dossier di Focus che nell'ultimo numero fa il punto su una futura missione su Marte: sapevate che Marte ha un terzo della gravità terrestre, che la temperatura media è di circa –60 °C e che le radiazioni assorbite durante il viaggio corrispondono a una Tac ogni 6 giorni?
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