mercoledì 24 settembre 2014

Cominform all'Opera

È un assist a Renzi contro la Cgil. Subito i “volenterosi” nella stampa e le tv si sono impadroniti delle dimissioni di Muti dall’Opera di Roma per spostare la mira. Non l’Opera e la mala gestione, ma l’orchestra, il coro, insomma i lavoratori, per di più sindacalizzati. Rischiando il ridicolo, tanto nessuno glielo rimprovera, poiché a Chicago, di cui è direttore stabile dell’Orcehstra, Muti ha avuto cancellato il co certo in programma il 20 per motivi  sindacali. No, Muti non teme  i sindacati, ma la violenza politica si.
Di cui la risposta della stampa, allineata e coperta, è la riprova. Che naturalmente non ne fa colpa a tutti i sindacati, ma agli autonomi e alla Cgil. E naturalmente non a tutti gli autonomi e a tutta la Cgil, ma a una parte…. Puro stile Cominform, niente è morto.

Le dimissioni di Muti sono l’ultimo effetto di una politica spregiudicata in fame di posti. Messa in moto nemmeno da Marino, una volta eletto a sindaco, ma dal Pd romano. Che h schierato i suoi cannoni nei vari giornali, e s’è inventato il fallimento dell’Opera, subito naturalmente poi rientrato. Per nominarvi l’onnipresdenta Fuortes, il garante dell’occupazione culturale a Roma.

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