Destra-sinistra - L’ultimo partito, quello di
Passera, nasce all’insegna “né destra né sinistra”. Basta questo? Destra e
sinistra attirano ancora tanto?
Se ne
parla molto ma perché latitano. E quando si rileva che latitano, si dice per
colpa dei partiti. Cioè di questo o di quello, in Italia da ultimo di D’Alema,
di Berlusconi, di Renzi. Ma se ne parla molto solo a sinistra – Nanni Moretti,
per intendersi, “di’ qualcosa di sinistra”. E se ne parla molto perché sono
concetti dominanti nella pubblica opinione. Cioè in chi la fa, nel giornalismo.
E questo fa parte del problema, che ora di Renzi. Sono quindi un problema nel
problema. Un problema doppio, della sinistra e del giornalismo.
I due
concetti sono sfilacciati. Stinti. Contraddittori: c’è la destra sociale e c’è,
prevalente, la sinistra del liberismo, con tasse. Ma non da ora, da almeno un
venticinquennio, con la globalizzazione e la caduta del Muro. In Italia non se
prende atto ma per effetto del reducismo. Di un reducismo prevalente nei media,
anche se i “giapponesi persi nella giungla” si possono contare tra i
giornalisti e forse non esistono più: per uno schiacciamento coartato
dell’opinione.
Nel
2007 il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, offrì una candidatura
alla moglie di Berlusconi, Veronica Lario, persona di nessun’altra qualità.
Non
c’è più il fascismo. È ovunque abolito per legge. E non c’è più il socialismo,
che si sciolto. Dapprima in Italia, come spesso avviene in Europa, l’Italia fa
da laboratorio e da cavia: il Pci ha sciolto il Psi, e poi si è sciolto nel
compromesso storico. La sinistra si è chiamata via via Ulivo, Centro-sinistra,
per dire due formazioni distinte unite per motivi elettorali, o anche
Centrosinistra, nell’auspicio di un amalgama, ma senza mai aderite al partito
Socialista Europeo, e infine partito Democratico, per aderire al Pse ma a
disagio e con molte riserve. Semrpe proponendosi a garante del mercato e degli
affari. Una deriva che già il laburismo aveva assunto con Tony Blair.
Il
Pse peraltro ultimamente si è sciolto, denominandosi partito Socialista e Democratico.
Qualificandosi unicamente su questo campo, della moltiplicazione dei diritti. E
quasi esclusivamente in campo sessuale: contro i generi (per l’abolizione del
sesso), contro la famiglia, per la procreazione libera.
Sono il
cerchio e la botte, evocate per questo, per la comodità che offrono? Renzi, nel
commento alla riedizione di Bobbio, “Destra e sinistra”, vent’anni dopo, dice
che “la
sinistra cara a Bobbio, quella socialdemocratica e anticomunista”, non c’è più
perché “ha vinto la sua partita”. Non si vede come, né dove. Ma serve a Renzi
per mettersi al centro – il centro politico: “Venti anni dopo il monito di
Bobbio, è maturo il tempo per superare i suoi confini, modificati e resi
frastagliati dal mondo globale, come insegnano Ulrich Beck e Amartya Sen”. Cioè
un sociologo della politica di sinistra e uno di destra.
Resta
la terminologia, ma residua e inerte – e
anch’essa solo in Italia. Una manifestazione di destra è di “squadracce”,
quella di sinistra è “mobilitazione”. Ma più spesso non si sa nemmeno per che
cosa: conta il semplice fatto di sentirsi, sentirsi dire, in fibrillazione. Si
fanno a Roma settecento manifestazioni l’anno. A nessun effetto, e più spesso
per che cosa. La Cgil e anche il Pd, prima delle primarie, portavano a Roma mezzo
milione-un milione (una volta perfino due o tre milioni, che sembra
impossibile) di manifestanti. Che non hanno lasciato traccia.
Ci
sono – c’erano – mobilitazioni permanenti di fronte alla casa romana di
Berlusconi quando bisognava farlo condannare. Fotografi, cronisti e militanti
mobilitati a “immortalare” un lancio di qualche materiale, far rimuovere una
palina della fermata del bus, o farcela rimettere, dirgli “scemo, scemo!”
all’entrata o all’uscita, rare, le attese erano lunghissime, nella speranza
magari di un terremoto con epicentro il palazzo. Si sono volatilizzati con la
sentenza Esposito, come a una parola d’ordine. Ci sono stati perfino, al
Testaccio a Roma, quartiere più di ogni altro romanoscettico, gruppi di
“vicini” volenterosi che hanno preparato ed esibito cartelli e striscioni a
sostengo di Letta, davanti a casa sua, quando fu silurato da Renzi.
Disoccupazione giovanile – È effetto
della formazione continua? Della “troppa” conoscenza, della rete, dell’elettronica?
Nelle società ricche sì, anche se non esclusivamente. Dal nerd al geek, i branché fuori dal mondo, i
compusaputelli, e ora al a neet, trent’anni niente scuola e niente lavoro, non
c’è evoluzione ormai da due generazioni. Anche nel gusto per le sigle, le
tipizzazioni: fanno parte delle lamentazioni, genere che si rilancia, da
mortuario a lavorativo. Sono i “bamboccioni”. Che cercano lavoro, e lo vogliono
“preciso”, ma non sanno quale. È come se l’elettronica, con l’illusione di una
formazione continua e illimitata, buona a tutto, svilisse gli istinti vitali.
L’adolescenza
protratta fa più danni che benefici. Se mantiene curiosi e svegli nei saperi,
addormenta però la volontà, la voglia e la capacità di decidere. Se fa ora
materia di studi sociopsicologici, ma è pure ovvio: la formazione continua ha benefici
sicuri, ma anche danni sicuri. Le generazioni che si “sono prese tutto”, quelle
cosiddette del Sesantotto, teorizzavano il rifiuto del lavoro ma lo cercavano
attivamente e lo creavano.
Fanatismo – Si chiama fondamentalismo
una pratica religiosa radicale e intollerante. Come se fosse la radice, il
nucleo proprio, del fatto religioso. Mentre ne è un rifiuto. Una manifestazione
di incongruità, a opera di mestatori nel nome della religione.
Esulando
dal fondamentalismo contemporaneo, essenzialmente islamico, e quindi soggetto a
giudici e pregiudizi politici, anche opportunistici, se ne ha la riprova nel
cristianesimo delle origini. Nel quale, accanto all’esercizio pacifico della religione,
quale l’impero romano assicurava, sono sorte nell’Alto Medio Evo, quando la
chiesa di Roma doveva confermarsi depositaria della fede, le vite dei santi, le
leggende e i reliquiari sulle persecuzioni e i martirii: come se la cristianità
fosse stata tutta romana.
È
bensì vero che il cristianesimo si affermò e prosperò con simili leggende.
Fascismo – Non ha sulla
coscienza solo Matteotti, e poi i Rosselli. Il 9 giugno 1924 Piero Gobetti fu
aggredito all’uscita da casa e percosso con danni irreversibili. Dopo che, l’1
giugno, Mussolini aveva telegrafato al prefetto d’Adamo: “Prego rendere
nuovamente difficile vita questo insulso oppositore”. È il giorno prima del
rapimento di Matteotti. Il 5 settembre 1925 Gobetti è nuovamente picchiato dagli
squadristi, al ritorno da un breve viaggio a Parigi. Decide di esiliarsi nella
capitale francese, ma scompensi cardiaci acuti insorgono e pochi mesi dopo
muore.
1989 – Sarà, due secolo dopo il 1789,
il nuovo spartiacque della storia. Non solo per la caduta del Muro, che si va a
celebrare tra qualche settimana. Ma anche per Tienanmen, il massacro comunista
delle manifestazioni di protesta a Pechino, di cui gli Usa decisero di non
tenere conto. È la consacrazione della globalizzazione, disegno politico prima
che economico. Gi Usa avevano aperto i mercati occidentali alla cina come
contraltare all’Urss da una parte e al Giapone dall’alra, e a Tienanmen
decisero che gli american dovevano poter continuare a fare la spesa, di
abbigliamento,. calzature, casalinghi e giocattoli coi prodotti cinesi ai
discount a poco prezzo - c’era Bush e
non più Reagan, ma non avrebbe cambiato nulla: fu l’esame di maturità della
globalizzazione.
Occidente - Il concetto
politico più usato in mezzo secolo di storia dopo la guerra è caduto in disuso
col 1989. Con Tienanmen e la caduta del Muro: con la globalizzazione. Che è più
di un’organizzazione tecnica dei mercati, una World Trade Organisation aperta a
tutti, è un’ideologia: l’ideologia della non-ideologia. Per cui non c’è più il
“patrimonio di valori” che facevano l’Occidente: la libertà, al democrazia, i
diritti civili. C’è l’indifferenza.
È
caduto in disuso come valore e anche come schieramento. Se non, episodicamente,
se si vuole riaffermare un legame speciale con gli Usa, come “volenterosi”. Non
c’è dibattito, e non c’è nemmeno concordanza. Semplicemente si è tornati alle
vecchie decisioni e patti di potenze, anche piccole e piccolissime.
astolfo@antiit.eu
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