lunedì 22 settembre 2014

Il mondo com'è (188)

astolfo

Destra-sinistra - L’ultimo partito, quello di Passera, nasce all’insegna “né destra né sinistra”. Basta questo? Destra e sinistra attirano ancora tanto?
Se ne parla molto ma perché latitano. E quando si rileva che latitano, si dice per colpa dei partiti. Cioè di questo o di quello, in Italia da ultimo di D’Alema, di Berlusconi, di Renzi. Ma se ne parla molto solo a sinistra – Nanni Moretti, per intendersi, “di’ qualcosa di sinistra”. E se ne parla molto perché sono concetti dominanti nella pubblica opinione. Cioè in chi la fa, nel giornalismo. E questo fa parte del problema, che ora di Renzi. Sono quindi un problema nel problema. Un problema doppio, della sinistra e del giornalismo.
I due concetti sono sfilacciati. Stinti. Contraddittori: c’è la destra sociale e c’è, prevalente, la sinistra del liberismo, con tasse. Ma non da ora, da almeno un venticinquennio, con la globalizzazione e la caduta del Muro. In Italia non se prende atto ma per effetto del reducismo. Di un reducismo prevalente nei media, anche se i “giapponesi persi nella giungla” si possono contare tra i giornalisti e forse non esistono più: per uno schiacciamento coartato dell’opinione.

Nel 2007 il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, offrì una candidatura alla moglie di Berlusconi, Veronica Lario, persona di nessun’altra qualità.

Non c’è più il fascismo. È ovunque abolito per legge. E non c’è più il socialismo, che si sciolto. Dapprima in Italia, come spesso avviene in Europa, l’Italia fa da laboratorio e da cavia: il Pci ha sciolto il Psi, e poi si è sciolto nel compromesso storico. La sinistra si è chiamata via via Ulivo, Centro-sinistra, per dire due formazioni distinte unite per motivi elettorali, o anche Centrosinistra, nell’auspicio di un amalgama, ma senza mai aderite al partito Socialista Europeo, e infine partito Democratico, per aderire al Pse ma a disagio e con molte riserve. Semrpe proponendosi a garante del mercato e degli affari. Una deriva che già il laburismo aveva assunto con Tony Blair.
Il Pse peraltro ultimamente si è sciolto, denominandosi partito Socialista e Democratico. Qualificandosi unicamente su questo campo, della moltiplicazione dei diritti. E quasi esclusivamente in campo sessuale: contro i generi (per l’abolizione del sesso), contro la famiglia, per la procreazione libera.

Sono il cerchio e la botte, evocate per questo, per la comodità che offrono? Renzi, nel commento alla riedizione di Bobbio, “Destra e sinistra”, vent’anni dopo, dice che “la sinistra cara a Bobbio, quella socialdemocratica e anticomunista”, non c’è più perché “ha vinto la sua partita”. Non si vede come, né dove. Ma serve a Renzi per mettersi al centro – il centro politico: “Venti anni dopo il monito di Bobbio, è maturo il tempo per superare i suoi confini, modificati e resi frastagliati dal mondo globale, come insegnano Ulrich Beck e Amartya Sen”. Cioè un sociologo della politica di sinistra e uno di destra.

Resta la terminologia, ma residua e inerte  – e anch’essa solo in Italia. Una manifestazione di destra è di “squadracce”, quella di sinistra è “mobilitazione”. Ma più spesso non si sa nemmeno per che cosa: conta il semplice fatto di sentirsi, sentirsi dire, in fibrillazione. Si fanno a Roma settecento manifestazioni l’anno. A nessun effetto, e più spesso per che cosa. La Cgil e anche il Pd, prima delle primarie, portavano a Roma mezzo milione-un milione (una volta perfino due o tre milioni, che sembra impossibile) di manifestanti. Che non hanno lasciato traccia.
Ci sono – c’erano – mobilitazioni permanenti di fronte alla casa romana di Berlusconi quando bisognava farlo condannare. Fotografi, cronisti e militanti mobilitati a “immortalare” un lancio di qualche materiale, far rimuovere una palina della fermata del bus, o farcela rimettere, dirgli “scemo, scemo!” all’entrata o all’uscita, rare, le attese erano lunghissime, nella speranza magari di un terremoto con epicentro il palazzo. Si sono volatilizzati con la sentenza Esposito, come a una parola d’ordine. Ci sono stati perfino, al Testaccio a Roma, quartiere più di ogni altro romanoscettico, gruppi di “vicini” volenterosi che hanno preparato ed esibito cartelli e striscioni a sostengo di Letta, davanti a casa sua, quando fu silurato da Renzi.

Disoccupazione giovanile – È effetto della formazione continua? Della “troppa” conoscenza, della rete, dell’elettronica? Nelle società ricche sì, anche se non esclusivamente. Dal nerd al geek, i branché fuori dal mondo, i compusaputelli, e ora al a neet, trent’anni niente scuola e niente lavoro, non c’è evoluzione ormai da due generazioni. Anche nel gusto per le sigle, le tipizzazioni: fanno parte delle lamentazioni, genere che si rilancia, da mortuario a lavorativo. Sono i “bamboccioni”. Che cercano lavoro, e lo vogliono “preciso”, ma non sanno quale. È come se l’elettronica, con l’illusione di una formazione continua e illimitata, buona a tutto, svilisse gli istinti vitali.
L’adolescenza protratta fa più danni che benefici. Se mantiene curiosi e svegli nei saperi, addormenta però la volontà, la voglia e la capacità di decidere. Se fa ora materia di studi sociopsicologici, ma è pure ovvio: la formazione continua ha benefici sicuri, ma anche danni sicuri. Le generazioni che si “sono prese tutto”, quelle cosiddette del Sesantotto, teorizzavano il rifiuto del lavoro ma lo cercavano attivamente e lo creavano.

Fanatismo – Si chiama fondamentalismo una pratica religiosa radicale e intollerante. Come se fosse la radice, il nucleo proprio, del fatto religioso. Mentre ne è un rifiuto. Una manifestazione di incongruità, a opera di mestatori nel nome della religione.
Esulando dal fondamentalismo contemporaneo, essenzialmente islamico, e quindi soggetto a giudici e pregiudizi politici, anche opportunistici, se ne ha la riprova nel cristianesimo delle origini. Nel quale, accanto all’esercizio pacifico della religione, quale l’impero romano assicurava, sono sorte nell’Alto Medio Evo, quando la chiesa di Roma doveva confermarsi depositaria della fede, le vite dei santi, le leggende e i reliquiari sulle persecuzioni e i martirii: come se la cristianità fosse stata tutta romana.
È bensì vero che il cristianesimo si affermò e prosperò con simili leggende.

Fascismo – Non ha sulla coscienza solo Matteotti, e poi i Rosselli. Il 9 giugno 1924 Piero Gobetti fu aggredito all’uscita da casa e percosso con danni irreversibili. Dopo che, l’1 giugno, Mussolini aveva telegrafato al prefetto d’Adamo: “Prego rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore”. È il giorno prima del rapimento di Matteotti. Il 5 settembre 1925 Gobetti è nuovamente picchiato dagli squadristi, al ritorno da un breve viaggio a Parigi. Decide di esiliarsi nella capitale francese, ma scompensi cardiaci acuti insorgono e pochi mesi dopo muore.

1989 – Sarà, due secolo dopo il 1789, il nuovo spartiacque della storia. Non solo per la caduta del Muro, che si va a celebrare tra qualche settimana. Ma anche per Tienanmen, il massacro comunista delle manifestazioni di protesta a Pechino, di cui gli Usa decisero di non tenere conto. È la consacrazione della globalizzazione, disegno politico prima che economico. Gi Usa avevano aperto i mercati occidentali alla cina come contraltare all’Urss da una parte e al Giapone dall’alra, e a Tienanmen decisero che gli american dovevano poter continuare a fare la spesa, di abbigliamento,. calzature, casalinghi e giocattoli coi prodotti cinesi ai discount a poco prezzo  - c’era Bush e non più Reagan, ma non avrebbe cambiato nulla: fu l’esame di maturità della globalizzazione.

Occidente - Il concetto politico più usato in mezzo secolo di storia dopo la guerra è caduto in disuso col 1989. Con Tienanmen e la caduta del Muro: con la globalizzazione. Che è più di un’organizzazione tecnica dei mercati, una World Trade Organisation aperta a tutti, è un’ideologia: l’ideologia della non-ideologia. Per cui non c’è più il “patrimonio di valori” che facevano l’Occidente: la libertà, al democrazia, i diritti civili. C’è l’indifferenza.
È caduto in disuso come valore e anche come schieramento. Se non, episodicamente, se si vuole riaffermare un legame speciale con gli Usa, come “volenterosi”. Non c’è dibattito, e non c’è nemmeno concordanza. Semplicemente si è tornati alle vecchie decisioni e patti di potenze, anche piccole e piccolissime.  

astolfo@antiit.eu

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