Austerità – Si può dire
all’origine del grande crollo del 2006-2007. E secondo molti economisti, i più
quotati, è la causa principale della persistente recessione europea, che ormai
configura una depressione – una recessione dagli effetti cioè duraturi.
In
forma di rigore fiscale (una sua prima accezione è di compressione dei consumi
– è l’austerità made in Italy del 1974-1975, di Fanfani e poi di Berlinguer) è dell’amministrazione
Clinton, della seconda, 1996-2000. C’era stata una prima ondata liberista, con
le amministrazioni Reagan, sulla traccia dei governi Thatcher. Nella forma di una
riduzione della spesa sociale, però, e non del rigore di bilancio. Questo
intervenne con Clinton. Che nel 1992 vinse le elezioni contro Bush proprio denunciando
i “due deficit”, della spesa pubblica e della bilancia dei pagamenti con l’estero.
È sotto l’influenza del successo elettorale di Clinton che il Fondo Monetario e
la Banca Mondiale avviarono ovunque la politica del consolidamento fiscale, del
rigore. Nella aree però inizialmente extra Ocse. Nei paesi industrializzati prevalse
inizialmente la prima politica di Clinton, di ridurre il peso del debito
incrementando la crescita dell’economia con le riforme sociale – il
miglioramento dei salari e, per qua to concerne l’amministrazione pubblica, l’incremento
della spesa per la formazione.
Poi Clinton perse le elezioni di medio termine nel 1994, sotto le critiche
repubblicane di eccesso di spesa, e adottò rapidamente, a fini elettorali, una
politica di austerità, che caratterizzerà il suo secondo mandato, 1996-2000,
assortita dalla liberalizzazione totale degli affari – a fini sociali. Tagli alla spesa, con la fine proclamata del
“welfare che conosciamo” - una “politica di destra”, avrebbe detto l’Avvocato
Agnelli, per la quale c’era bisogno di “un governo di sinistra”. Dal 1998 al
2000 Clinton poté vantare un attivo di bilancio. Ma ai tagli di spesa
accompagnò la deregolamentazione totale del settore finanziario, banche
comprese. Banche e finanziarie si sostituirono al governo col credito facile –
il debito privato s sostituì al debito pubblico. Ne approfittarono i ricchi,
naturalmente, ma anche la middle class, lavoratori compresi. Tutti ebbero
accesso al credito per finanziarsi la casa, l’istruzione dei figli, la
formazione propria sul lavoro, il miglioramento dei servizi locali (scuola,
sanità pubblica, nettezza urbana). Sulla prima casa fu anche possibile
accendere ipoteche di secondo e più alto grado, per comprarsene una seconda, o
le vacanze, per investire, per speculare in Borsa. Fino al crollo del 2006-2007.
Funzione pubblica – Funziona poco
e male perché è privata. Politica. Patronale, nel senso del patronaggio. Democristiana.
Della Dc propriamente detta, ancorché sciolta sul piano giuridico, che la
controlla ormai da settant’anni e l’ha modulata (le ha dato un imprinting), e
dei residui laici e comunisti che si sono allineati. Per ‘anima cosiddetta
andreottiana della Dc, cui il Pci da ultimo ambì assimilarsi. La scuola e le
Poetse, che sono i due maggiori tronconi, lo sono a ogni evidenza. La scuola
fino all’università, il degrado della quale non ha altra causa se non il
patronaggio. Che la cura e le energie limita ai posti e le funzioni, bidelli,
amministrativi e qualche “cattedra locale”, feudo riservato per legge. Che
questa legge sia stata predisposta da Berlinguer, allora ancora mezzo Pci, non
cambia, conferma semmai l’allineamento dell’ex Pci alle pratiche patronali, di
controllo del voto. Gli ex presidi e ex provveditori continuano a esercitare i
loro piccoli poteri discrezionali, sempre e unicamente nella gestione dei
posti, una massa di precari che si aggira sulle 300 mila unità, fra aventi posto
(precario) e pretendenti. Per questo contro ogni disegno di stabilizzazione e
efficienza. Cinquant’anni di scuola media unica non sono bastati per assestare
l’insegnamento proprio per questo, per non inaridire il patronaggio, il piccolo
potere personale e politico - effetto e motore dell’inefficienza.
Nella
Sanità la privatizzazione, meno visibile sul lato gestione del personale, è
invece ormai straripante su quello economico, anzi affaristico. Già vent’anni
fa, quando ancora esisteva l’Iss, che ne censiva annualmente le spese, la
sanità risultava riprivitizzata a metà. A vent’anni appena dal Sistema Sanitario
nazionale. Con l’ausilio determinante delle stesse Asl.
La
Rai è altro esempio preclaro delo stesso fenomeno – la vecchia categoria del “sottogoverno”.
Intrasformabile. Immarcescibile. Nella politica delle assunzioni fino a quando
ha potuto esercitarla. In quello dei contratti a termine come più in generale
delle esternalizzazioni, degli appalti. Ma anche le altre aziende pubbliche,
Eni, Enel, perfino la Fimmeccanica, e le municipalizzate, Acea, A2A, etc.
In
Germania e negli Usa non è così, per dire le due democrazie più efficienti.
Negli Usa la Funzione Pubblica è ridotta ma intera: autonoma, efficiente,
efficace. In Germani la burocrazia è forse più invasiva normativamente che in
Italia, ma non c’era una tradizione di policanteria con i vecchi principati e
non è stata creata con i regimi costituzionali, partitici. stato creata. La pratica può essere lenta, ma non
patrocinabile. Lo steso le assunzioni, le carriere, i diritti e doveri - la “Filosofia
del Diritto” di Hegel ne fa l’incarnazione dello Stato etico.
Piccolo borghese – Categoria
sociopolitica disusata e invece utilissima, l’aggettivo più che il sostantivo:
del vorrei, non posso e non lo so, non
voglio saperlo.
È
la “cosa”, il modo (di pensare, reagire, decidere) che conforma una realtà. In
contrasto sempre coi propositi: i propositi sono buoni, e anzi virtuosi, i modi
inefficaci e anzi contradittori. Dei mezzi cioè sbagliati per il fine. Delle
velleità non commisurate alle forme e alle possibilità. Di un esito infine
contrario ai propositi: essere innovativi e progressisti e difendere lo status
quo. Essere radicali e conformisti.
Petty bourgeois, la
denominazione più pregnante, per i tanti sensi diminutivi di petty, piccolo, pignolo, arcigno, avaro,
presuntuoso, il Merriam-Webster e il Cambridge riducono a derivazione da petit bourgeois, termine ricavato dal linguaggio corrente francese a fine
Settecento-primo Ottocento, poi dismesso tra le due guerre. E definiscono come lower middle class, quindi negozianti,
artigiani, piccoli proprietari. Anche l’impiegato andrebbe incluso, privato e
pubblico, e la folla di chi non lavora ma presume di sé. Ma è una definizione
che non tiene conto dell’essenza della categoria sociale: di chi non ha, o la
nega, la coscienza di classe, cioè dei propri interessi reali, per cui lavora
magari per l’amico del giaguaro. In questo senso enucleato da Marx e più dal
marxismo. Come di un borghese malgrado se stesso, che va al carro della grande
borghesia, dei ricchi, i cui interessi e comportamenti imita, che invece sono i
suoi avversari reali, in fatto di reddito, fiscalità, mobilità sociale.
Spagna – Si vuole che il referendum
scozzese abbia raffreddato gli umori in Catalogna, e invece è certo che il
referendum del 9 novembre sarà per la separazione. Perché il catalano non è
scozzese – presume più di sé. Perché la Catalogna è molto legata economicamente
alla Germania. E per l’inaridirsi improvviso dell’immagine della Spagna,
soprattutto per egli errori ultimi del re Juan Carlos, compreso il suo mancato
controllo sui figli e eredi. E per la mancanza di spinta unitaria, di un
progetto - gli eccessi sui diritti civili hanno diviso più che unito.
astolfo@antiit.eu
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