“Il
punto è che oggi in Italia qualsiasi gruppo o organizzazione, per il semplice
fatto di operare sotto la copertura di una espressione come Libertà di Stampa o
Sicurezza Nazionale o Lega Anti-Corruzione, può postulare a proprio favore la
completa immunità riguardo alla violazione dell’individualità – la privacy
individuale senza la quale l’individuo non può essere tale e senza la quale
individualità egli non è più nulla che valga la pena essere o continuare a
essere – di chiunque non sia a sua volta membro di un qualche gruppo o una
qualche organizzazione abbastanza potente e numerosa da far spaventare e tenere
tutti alla larga”. Faulkner scriveva America invece che Italia, e Sovversione
invece che Corruzione, ma le due parole non cambiano il senso. La plaquette pubblicava dodici anni fa, in
edizione bilingue fuori commercio, il Garante per la protezione dei dati
personali, che era Stefano Rodotà. Ed è questa la notizia, il fatto degno di
nota: Rodotà è lo stesso che oggi è con Zagrebelski per le occhiute polizie e
anzi per la gagliofferia delle intercettazioni libere. Un Garante che della
privacy ha fatto mercato, sia pure politico.
Non
una novità. Se Rodotà lo avesse letto, anche questo lo avrebbe trovato nel suo
Faulkner. Della privacy come “un bene commerciabile e pertanto tassabile e
pertanto esposto alla lobby delle associazioni commerciali che nello stesso
identico momento creano il mercato… e il prodotto per soddisfarlo, e grazie
alla semplice solvibilità il cattivo gusto è stato depurato dal cattivo gusto e
assolto”. Tassabile, in Italia, no, ma per il resto sì. Grazie
al’insindacabilità, si potrebbe dire in
un altro adattamento minimo, la privacy è il ricatto e il riciclaggio
istituzionalizzati. Anche perché, come si sa, la moneta cattiva scaccia la
buona, se non si mette fuori corso.
Per
il resto, con un saggio esagerato di Boitani, un testo modesto. Escluso dalla
saggistica, e ignoto, assicura Ricardo Sanchini, alla pubblicistica giuridica
sulla privacy. Benché subito ripubblicato da Adelphi, con riconoscimenti a
Rodotà forse sinceri che oggi suonano sarcastici – e con una diversa traduzione,
che qui si utilizza - ma senza esaurire la prima tiratura. Faulkner premio
Nobel si rifiutava alla celebrità, e quindi ai tentativi del “New Yorker” prima
e poi di “Life” di farne un personaggio. Anche per facilitarne l’accettazione
negli Usa – Faulkner era diventato Nobel in Europa.
Incidentale,
ma netto e pregno, invece il “sogno americano” con cui apre il libello, il modo
di essere che delinea della “americanità”. Di scorcio ma ben delineato, e
rilevabile, non utopico. Un classico, benché rimasto ignoto, tanto è preciso e
conciso. Sia per la Libertà che per l’Uguaglianza che fondano gli Usa - che
Tocqueville, si scopre, ha legato male. E per la mescolanza di puritanesimo
biblico e di attivismo – iniziativa, imprenditorialità.
William
Faulkner, Privacy. Il sogno americano
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