Se non fosse un libro ben fisico,
ben rilegato e copertinato, si supporrebbe un miraggio. Sul “confronto”, come
oggi si direbbe, tra Aristotele e Platone. Nel Quattrocento. Sul senso di una
parola di Aristotele, se la natura “delibera”, cioè ragiona (“ragionare o non
ragionare – ovvero deliberare, che dir si voglia”, taglia corto Bessarione),
oppure no, è meccanica. Una polemica tra grecisti, che allora erano greci, i
pochi a Roma. Di uno dei quali, Teodoro Gaza, l’antiplatonico, non si ha più il
testo. Un libro per metà in caratteri greci. Con un’introduzione di Eva Del
Soldato che procede con lunghe citazioni in greco e in latino, non tradotte, e
in francese. Con nota critica e note, dottissime, di Ivanoe Privitera. E tre
saggi a corredo che anch’essi citano liberamente dal greco e dal latino: lo “Scriptorium
Bessarionis” di Pier Davide Accendere, che redige anche la bibliografia, “Bessarione
e la stampa”, allora agli inizi, di Concetta Bianca, la “Iconografia di
Bessarione” di Fabrizio Lollini, il saggio rivisto dello stesso Lollini per il
catalogo della mostra napoletana su Bessarione vent’anni fa. E dunque un libro
prezioso.
Il tema è se Aristotele ammette che
anche l’arte “delibera”. Sì. Ma allora anche la natura delibera, poiché Aristotele,
nella “Fisica”, pur attribuendo alla natura la praxis, l’iniziativa, e all’arte la poiesis,
la semplice operatività, in realtà non distingue, stabilisce Bessarione nel testo
breve di confutazione del perduto Gaza: va al suo fine come una freccia
scagliata da un arciere, in questo caso Dio – il dio dunque dei terremoti,
degli tsunami. Forse a malincuore, poiché lui è per Platone e quindi allora, col
suo maestro Gemisto Pletone, antiaristotelico. Ma Aristotele è il faro della
dottrina romana, e Bessarione ha scelto Roma, ne è cardinale. Nel testo lungo, “La
natura e l’arte”, il cap. VI della raccolta che pubblicherà in lode di Platone,
“In calumniatorem Platonis”. Dove anticipa la conciliabilità di Platone non solo
con Aristotele ma anche con Cristo, che sarà poi sviluppata, da ultimo da
Simone Weil.
È un libro bello per la figura che
propone. Un’occasione per riaccostare o scoprire, grazie anche alla cronologia efficace
di Marino Zorzi, una figura straordinaria di filosofo, filologo, teologo, umanista,
politico, Di una delle poche figure che capivano l’assurdità di una divisione,
e anzi una ostilità radicale, per una “e” e una “i”, del filioque e della omoiusia.
Che al concilio di Ferrara-Firenze, 1437-1442, propose e fece sottoscrivere un
atto di unione – poi rimasto agli atti. Fu per questo cardinale, e quasi papa: entrò
papa al conclave del 4 aprile 1444 alla morte di Niccolò V, con otto voti su
quindici, ma la barba indispose i cardinali…(fu eletto il primo papa Borgia, lo
spagnolo Callisto III: se Bessarione fosse diventato papa invece dei Borgia?) –
ricandidato al conclave del 1471, quando era sui settant’anni, fece eleggere
Francesco della Rovere, Sisto IV, suo protetto e suo confessore. Soffrì la
caduta di Costantinopoli, effetto della divisione tra Oriente e Occidente, e
tentò più volte con missioni oltralpe di coalizzare la cristianità contro i
Turchi, senza successo. Fece aprire a Messina due cattedre di greco, che il locale
monastero basiliano avrebbe finanziato, di cui sarà allievo Pietro Bembo, e ci
nominò Costantino Lascaris. Promosse la riscoperta e pubblicazione dei classici
greci, e personalmente ne costituì la più grande biblioteca, il fondo
principale della Marciana a Venezia, a cui la trasmise con donazione in vita. Come
leggere fantascienza.
Bessarione, La natura delibera. La natura e l’arte, Bompiani, pp. 320, ril.,
ill, con testo greco a fronte € 26
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