Kissinger compare nella “Storia
dell’Italia repubblicana”, tre volumi cinque tomi, quasi quattromila pagine, in
nota. Al tomo primo, “Economia e società”, del volume terzo, “L’Italia nella
crisi mondiale. L’ultimo ventennio”. La crisi non è dell’Urss, né del petrolio,
né di politica estera, ma di politica interna, anzi di partito: in questo, come
nei precedenti e nel successivo tomo, è questione di cosa pensavano, dicevano e
facevano i leader del Pci, da Togliatti a Amendola. E i loro interfaccia nel
restante mondo italiano, non c’è altra Repubblica. Kissinger è su questo citato
correttamente: Kissinger Henry Alfred, oppositore dell’eurocomunismo. Non una
parola di più, mezza riga.
L’opera è stata pubblicata nel
1995-1996, quando Berlusconi era proprietario di Mondadori-Einaudi da un
cinque-sei anni. Ma non è una di quelle che hanno fato fallire Einaudi: è
un’opera progettata e realizzata dall’Istituto Gramsci, allora costola del Pci-Pds,
con i fondi dell’Enichem.
Non è neanche del tutto inutile:
andrebbe bene per un museo del sovietismo. O per un monito: il sovietismo non è
morto col Muro, poiché ancora si vende.
Storia
dell’Italia repubblicana, Einaudi
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