Il sonno è la vera passione sarà, mezzo secolo dopo Balzac, superiore
filosofia di Pierre Louÿs. Felice mandrillo cui va creduto, senza scorie
affettive: sul suo sonno preagonico l’amante Marie, figlia e moglie di poeti,
vegliò trombando col giovane J.C. - materia ai suoi propri romanzi in veste
maschile, “Le Séducteur”, “L’Incostante”. Ma avrebbe potuto
essere la filosofia di Balzac, che madame Hanska sposò morente nel 1850
per ereditare. Dopo averne ricevuto duemila pagine di lettere a corpo sei.
Senza cessare di farsi il pittore Gigoux, ganzi possenti i pittori, malgrado il
torrido Ferragosto, dietro il catafalco del moribondo. La vicenda, che Mirbeau
ha voluto raccontare quarant’anni dopo, non è inventata: è vera.
Lo scrittore ha pratica infelice
dell’amore, anche quando ne scrive. A madame
Hanska peraltro Balzac dovette molte affettuosità e perfino una famiglia.
Uno dei racconti misogini di
Mirbeau, che Eileen Romano ripropone dopo 120 anni per una ragione? Forse
inconscia.
Octave Mirbeau, La morte di Balzac, Skira, ril., pp. 66
€ 9
Bilingue, Sedizioni, ril., con un saggio
di Davide Vago, pp. 144 € 19
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