Il delirio del copista. Peggio, del
falsario. Testimone di verità – un po’ come oggi i pentiti di mafia
pluriomicidi. Che uccide il committente, l’altro se stesso – dell’Antonello al
Louvre, “Ritratto di uomo”, detto anche il “Condottiero”. Compiangendo di sé “questa assenza, questo vuoto,
questa macina, questo ripetitore, questo falso creatore, questo robot delle
opere del passato”. Vent’anni di dedizione, e “un buon centinaio di falsi”, anche
ottimi. Senza nessuna costrizione.
Uno come tutti, coi quadri in più.
Anche se uno in più per il lettore, a seguire sull’arte della contraffazione di
De Simone e il suo Gesualdo. Un susseguirsi certo casuale, ma non sarà l’epoca
del falso? Tanto risentimento, esploso o riesploso, non si spiega altrimenti.
Un racconto singolare e una prova
di forza di Perec ventenne. Di finezza psicologica e di pensiero, e di
linguaggio. Scritto durante il servizio militare – che Perec fece da parà, e non
per l’assonanza... Recuperato per caso tra le cartacce di un amico
sopravvissuto, dopo essere stato rifiutato da Gallimard, e forse dal Seuil (ma
letto, rifiutato con argomenti).
Questo “Condottiero” è come
l’originale di Antonello, rianima. È stiracchiato, iperfetato: il tempo e la materia sono di un racconto, Perec lo riscrive tre o quattro volte. È presentato poi come
un polar, e questo non giova -a fine è alla prima pagina. Ma è un racconto sottile, seppure alla fine ingenuo. “A che serve una coscienza?” è l’assunto, postadolescenziale. D’invetiva verbale già sperimentata, se non congenita – si sarà divertito Ernesto Ferrero,
traduttore per spasso, alle “false statuette, des potiches postiches, des postiches pastiches…”
Ferrero, che correda la traduzione
con un’affettuosa postfazione – utile per i legami che Cavino intessé con Perec
– gli accredita una “grande facilità di giocare
con elementi combinatori”. Che però qui è piuttosto capacità narrativa. Con gli
“elementi combinatori” Perec “riempiva il suo vuoto affettivo”, dice ancora
Ferrero, ma l’Ersatz non funziona al contrario, effetto di una
delusione? La vocazione dell’artista che si teme – è – prigioniera delle ali
tarpate. Come traduttore, però, Ferrero si dev’essere divertito, già in questo embrione Perec racconta con le parole
Georges Perec, Il condottiero, Voland, pp. 170, € 15
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