Fa senso
leggere in copertina “un inedito”. Avveniva nel 1998, quando la figlia dello
scrittore, Colette Destouches, “scopriva” il racconto fiabesco che il padre
aveva scritto per lei a tre o quattro anni, e la madre, Edith Follet, aveva
illustrato. Sullo stile mille e una notte: Mouck, piccolo vagabondo, si perde
nel deserto, incontra un gigante, poi una principessa strega, un visir, un
genio, che gli inventa il mare, dove guidato dai nanetti trova infine le
sirene.
Il genere
fiabesco sarà sempre un’ambizione di Céline, al fondo di una scrittura che
passa agli annali per sulfurea. Era un tenero. Un tardivo omaggio di una moglie
e una figlia di cui lamenterà con insistenza l’estraneità – le sirene che tanto
cercherà nei pantomimi, i balletti, le féeries.
Céline, Storia del
piccolo Mouck
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