sabato 27 settembre 2014

Letture - 186

letterautore

America . Restano del Novecento soprattutto gli americanisti: Soldati, Borgese, Pavese, Fenoglio,  Vittorini, e Berto che negli Usa fu prigioniero. Per taglio della narrazione, ma anche per l’uso della lingua.

Autore - È sua moglie in più casi di quelli famosi, Eliot, Orwell, Terzani. Ma da qualche tempo l’esercizio è in ribasso.

Bamboccioni – Vengono con la pace? È l’ipotesi che Gabriele Pedullà propone, rifacendosi a Sloterdijk e Pogue Harrison, nell’analisi della continuità familiare abbozzata da Fenoglio in “Un Fenoglio alla prima guerra mondiale”, la raccolta dei racconti sul padre e i suoi anni: “Senza una chiamata collettiva alle armi, vere o metaforiche, che nella storia europea degli ultimi due secoli ha rappresentato una sorta di «presentazione al tempio» dei nuovi cittadini, l’unica alternativa sembra essere una sorta di infinita adolescenza… Dall’ultima grande cesura del 1967-68 è stato partorito un mondo post-storico, dove a quarant’anni si è ancora adolescenti”. Il segno di un tempo senza epica, considera Pedullà.

Céline – Un sentimentale? Dentro lo zolfo di cui è stato ricoperto. Sempre quindi deluso, in amore e altrove.
Sono segni d’amore, questo è chiaro, nazionale, familiare, tradizionale, classista, le intemperanze: contro la Francia e la guerra, i genitori, i datori di lavoro pazienti, lo stesso piccolo borghese, sia pure invidioso e spione.
Di zolfo si è anche coperto, ma come reazione. Il sentimentale inevitabilmente va deluso, e più spesso che no si rivolta, quando non misantropizza.

È esteta, scherzoso. Non al modo, per intendersi, di Wilde-D’Annunzio, più sul genere dandy. Nell’abbigliamento, e in genere nel portamento, fino al viaggio in Urss, al primo pamphlet e all’isolamento Questo si sa – si suppone – ma non si dice abbastanza. Di temperamento lieve, contrariamente all’immagine, la féerie resta il suo progetto più costante. Questo i biografi lo registrano, nella “Pryntil” di Capossela, che ha musicato “Scandalo negli abissi” si avverte: giocoso e lieve.
Faceva la posta alle scuole di danza e alle ballerine ma non a fini grassi – per questi sarebbe andato più proficuamente al music-hall. La ballerina classica è il negativo della foja, anche nel corpo. Capossela, in “Pryntil”, lo fa sentire.

Dei pamphlet non si mette abbastanza in rilievo che hanno una cronologia. Per primo viene “Mea Culpa”, quello contro il sovietismo. È su questo che i libelli antinazionali e antisemiti si radicano. Dopo l’isolamento, il cordone sanitario che lo avvolse dopo “Mea Culpa”.
Non si mette abbastanza in rilievo l’isolamento che l’anticomunista subiva – in Francia negli anni del Fronte Popolare come in Italia dopo la Resistenza. Radicale, cattivo anche. Il non comunista poteva sopravvivere, Soldati come Gide – seppure a condizione che facesse molti piegamenti (e anche questi non bastavano, per esempio con Morselli).

Per wikipedia è un “saggista francese”.

Gesuiti – Ne parla “Il Sole 24 Ore”, solo “Il Sole”. E ne fa la storia, anzi l’apologia. Con dodici volumi su altrettante personalità, e sul “nuovo ordine”, con la rifondazione seguita all’abolizione dell’’ordine nel 1773.

San Sebastiano - “Bello come un dio pagano, e iconograficamente più pagano di un dio greco”, lo dice Riccardo Alberto Quattrini,
E il soggetto forse più rappresentato dalla pittura religiosa, “eccezion fatta per la Vergine Maria”. Icona gay, segreta ma trasparente: le beatitudini del santo trafitto, il protettore degli arcieri. “Il soggetto ideale per schiere di artisti amanti del maschile”, nota Quattrini. Che ne fa una lunga lista, Derek Jarman, D’Annunzio con Debussy, Oscar Wilde, Georges Eeckhoud. Mishima lo invidiò moltissimo e volle imitarlo in morte. Ma ce n’è poco fuori  che in pittura – soggetto anche facile, un frontale. Il Sebastiano di D’Annunzio è l’inattendibile Veronica Gambara, masochista, poseur. Il filosofo Sebastiano di Walter Pater, uno Spinoza separato dai sensi, e quindi dai casi della vita e gli affetti, apatride, di tutte le cause e di nessuna, quindi mancato, fallito. Fino a quando sente che, come la natura non è che un suo pensiero, egli non è che un pensiero fugace di Dio. O si può pensarla a rovescio, seguendo i greci: la natura c’è e io pure.

Simulazione – “Quando si recita, si deve farlo il meno possibile”, è la regola di Giancarlo Giannini (nell’intervista con Antonio D’Orrico, su “Sette” del 19 settembre). Che ne sa anche di più: “Per inventare, bisogna saper tenere il personaggio distante, allontanarlo”. Giannini si riferisce alla sua esperienza nel cinema, dove l’interpretazione è visiva più che orale. Ma non soltanto: la verit si simula.

Tatuaggi – Si è diffusa la voce che Kant non li ammettesse, in quanto antiestetici. In realtà Kant non pensava di doverli ammettere, li registra soltanto come un esotismo dei mari del Sud –“Critica del giudizio”, dove tratta della bellezza - sez. prima, “Analitica del giudizio estetico”, libro primo, “Analitica del bello”, § 16: “Si potrebbe abbellire una figura con arabeschi d’ogni sorta, e tratti lievi ma regolari, come fanno gli indigeni della Nuova Zelanda con i loro tatuaggi, se non si trattasse di una figura umana”. Aveva come tutti un’idea fidiaca della bellezza, da statuaria greca. Del resto il tatuaggio invasivo di moda non si propone nel senso della bellezza ma del rifiuto della bellezza, dell’innaturalità soprammessa al corpo. Denudato, anche di capelli e pelosità, e trafitto nella sua nudità dal tatuaggio. Tutti novelli san Sebastiano, ma machisti.

letterautore@antiit.euu

Nessun commento:

Posta un commento