venerdì 12 settembre 2014

L’M I 6 mette in guardia l’Eni

L’M I 6 è in guerra con  l’Eni. Dapprima per Kashagan, il giacimento in Kazakistan, una guerra ormai quasi quindicinale. Poi con la Saipem, che prendeva troppi contratti ai danni dei costruttori britannici in Nord Africa, e tentava di entrare nel Golfo, nei ricchissimi emirati. Ora per la Nigeria: ha preso uno dei tanti nigeriani a Londra percettori di tangenti e l’ha denunciato, facendolo immancabilmente condannare. Ma non era il nigeriano l’obiettivo.Tutto quello che non va bene alla British Petroleum non va bene all’M I 6. Che è il servizio di spionaggio britannico all’estero. Civile. Alle dipendenze del Foreign Office. Che la politica estera concepisce in funzione del business – anche le guerre, in Iraq, Libia e altrove. Con l’ausilio dell’“Economist Intelligence Unit”, dell’“Economist” e, in minor grado, del “Financial Times”. E di notorie ong a copertura.
Anche la guerra è un falso scopo – quando si minaccia è per non farla. L’M I 6 non vuole colpire l’Eni, vuole metterlo in guardia. Non ci sono prove contro l’Eni, l’M I 6, se anche le ha, non le porta: forse la licenza è sopravvalutata, o il giacimento (non si sa se l’Eni acquisì un permesso di ricerca o un giacimento già perimetrato, né si sa se il mliardo di cui è questione è il costo del giacimento\licenza o la tangente), forse la provvigione era una tangente, forse la tangente era anche per i dirigenti Eni, forse. In Nigeria come già per il Kazakistan Londra vuole che l’affare non si ripeta. 

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