Riformare lo Stato no? Rifondarlo? La
riforma della giustizia è in realtà, dovrebbe essere, la ricostituzione dello
Stato. Questo “l’Europa (non) ce lo chiede”, ma non c’è chi non lo veda
necessario.
Si
fa finta che ci sia o ci sia stata una Seconda Repubblica, eretta dai giudici
con i cronisti giudiziari, mentre non c’è che una deriva orrida della prima,
senza più partiti, senza più Parlamento e, quasi, senza più governo.
Si
dice Seconda Repubblica, del resto, per dire lo Stato in balia della corruzione.
Degli affari, naturalmente, come è normale. Ma anche di alcune Procure della
Repubblica corrottissime: nel senso proprio, dei soldi, e nel senso della
giustizia politica (carriere, potere). E di alcuni tribunali, giustizialisti a
senso proprio. Questi ultimi peggio di ogni altra mafia.
Con
certi giudici certi avvocati vincono sempre,
il cliente lo sa. A Palmi ce n’è
stato uno famosissimo per questo, l’avvocato Mazzeo - presidente Dc della
provincia, anche, e candidato non fortunato al Senato (poi, quando a Palmi la
Procura della Repubblica passò a sinistra, le cause le vincevano gli avvocati
Bajetta e William Gioffré). A Reggio l’avvocato Panuccio, ora dedito alle opere
di bene, era famoso per vincere sempre
le cause in Appello, col giudice Viola. A Milano, al tempo di Di Pietro e
Gritti, si vinceva con l’avvocato Lucibello, poi scomparso dalle cronache. Altro
che responsabilità civile dei giudici.
Di Stato non è rimasto che i “documenda”.
Equitalia. Il rinvio. Le multe triplicate. I confidenti, tutti mafiosi - il
giudice Macrì può scrivere ( http://www.antiit.com/2014/08/a-sud-del-sud-il-sud-visto-da-sotto-217.html ) che “tutti i
cosiddetti boss della ‘ndrangheta sono stati (solo in passato? Sembra difficile
crederlo) confidenti di polizia, carabinieri, guardia di finanza, servizi
segreti”. A Napolitano non fanno la rassegna stampa?
La presidenza Napolitano ha fatto del
resto tutte napoletane le cariche giudiziarie che contano.
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