La
novità di Why Not è che De Magistris dice: “Non mollo”. Che cosa non molla? Il
municipio di Napoli, di cui s’è fatto sindaco. E perché dovrebbe mollarlo?
Perché è stato condannato in sede penale. Ma questo non è notizia, il giudice è
sacro – De Magistris è un ex giudice, l’eroe eponimo del partito dei giudici.
Why
Not è un’inchiesta che De Magistris, sostituto a Catanzaro da cui ribolliva di
uscire, mise su a carico di Prodi, Mastella e una loggia segreta di San Marino.
Un’associazione a delinquere per gestire i fondi della formazione professionale
in Calabria. Niente di meno. Un’indagine costosa, per le consulenze di intercettazione
e registrazione pagate a un certo Genchi, un ex poliziotto. E balorda:
testimoni d’accusa due gestori di fondi per la formazione in Calabria già
condannati, che si esprimevano col “potrebbe essere” e “non potrebbe non
essere”. Che però fece di De Magistris una firma di “Micromega” e lo portò da
Santoro, Travaglio, alla Rai e su tutte le prime pagine.
L’inchiesta
è stata dichiarata da tempo fasulla. Così come l’analoga del De Magistris
esiliato a Catanzaro, Poseidon. Ma De
Magistris ha ottenuto, spinto dalla piazza mediatica, il rientro a Napoli e una
carriera politica. Ora non si dimette. Senza imbarazzo del partito dei giudici,
che per molto meno chiedono le dimissioni di sindaci, presidenti di regione e
parlamentari. I pubblici ministeri, nel processo romano che ha portato alla
condanna di De Magistris, sostenevano che tutta la colpa era di Genchi.
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