martedì 2 settembre 2014

Ombre - 234

Il premio Sciascia a un superkiller di mafia. C’è ancora in Sicilia chi vuole male a Sciascia. Premiando un assassino. Per un libraccio.

Il premio Sciascia si segnala, più che per essere andato a uno dei tanti libercoli di confidenze di mafiosi, senza nessuna qualità, per essere stato aggiudicato in concorrenza con Caterina Chinnici, giudice, figlia del giudice che la mafia ha fatto saltare in aria con alcuni agenti.  Un gesto non per ridere - non è uno sberleffo, per esempio ai premi letterari. È un atto di masochismo, la Sicilia in questo è ben araba.

È Kiev contro Donetsk, o Ucraina contro Russia? E chi lanciato la sfida? Di chi è – era – la “rivoluzione” arancione?

Non sapremo mai se è Merkel che ha telefonato a Draghi, o Draghi a Merrkel. Pazienda, èenzi. È una questione di etichetta, e l’etichetta è parte dell’arcanum imperii. Bisognerebbe decidere se Draghi è più di Merkel, o viceversa. O se non dovrebbe giocare la gentilomeria, essendo Merkel una  signora.

Che si sono detti Merkel e Draghi, nemmeno questo però è dato sapere. Si penserebbe la politica una cosa pubblica e invece no: quella europea è sempre camerale.

Hollande cercava Gallois come nuovo ministro dell’Economia, 70 anni, presidente Psa- Peugeot, ex di Sncf, le ferrovie francesi, e di Eads, la società dell’Airbus. Non l’ha trovato al telefonino e ha nominato un ex banchiere di Rothschild, 36 anni, che la pensa al contrario di Gallois. Magari non è vero, ma è verosimile.

Spiega Roberto Tottoli sul “Corriere della sera” che le decapitazioni non sono previste da Maometto. Non propriamente. Poi fa una lunga storia di decapitazioni, dei califfi di Baghdad, degli Almoravidi in Spagna nel Millecento, degli ottomani.

Oggi, aggiunge Tottoli, “sono stati i wahabiti sauditi a introdurre queste punizioni in maniera sistematica e in modo spettacolare”. Non gli basta che gli paghiamo il petrolio a 100 dollari.
 
Si è abusato per un quindicennio impunemente dei minori in una cittadina inglese perché il fatto riguardava la comunità pachistana. Poliziotti e giudici si guardavano bene dall’intervenire.
La libertà d’improsatura del resto c’è, si tratta solo di estenderla ai minori, come è nelle altre culture.

Il giudice Vincenzo Macrì nomina – in un lungo articolo su “Cronache di Calabria”  datato 4 settembre, cioè di giovedì scorso - il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti come uno che sa delle connivenze delle mafie, in forma di confidenti, con le forze dell’ordine, e con i servizi segreti. Silenzio.

Franco Roberti è uno de tanti giudici napoletani che con Napolitano assurgono ai vertici della categoria. Alla Corte Costituzionale, all’Autorità contro la corruzione, eccetera. Il tribalismo è vivo, non bisogna gravare l’Africa di colpe che magari ha di meno.

Si pubblica a puntate il “memoriale” di Riina, concordato con uno spione nell’inverno 2012-2013. Chi distribuisce le puntate, e perché?
Viene da pensare che il giudice Macrì non azzardi, dica le cose come stanno.

Resta un punto da chiarire: perché i giornali pubblicano Riina, con tanta evidenza. I vaniloqui di un selvaggio, roba di nessun  interesse.
E perché le pubblicano con riverenza, senza mai far notare quanto questo capo dei capi è un poveretto.

Si provi a comprare Monte dei Paschi. A due mesi dalla ricapitalizzazione, il titolo è convenientissimo, ma l’intermediario di Borsa avverte in automatico che stai andando contro il tuo “profilo di rischio”, della cautela responsabile cioè: stai comprando “spazzatura”.

Mps era la banca più solida, oltre che più antica: radicata nel territorio, povera di insolvenze e crediti incagliati. Cinque anni di dominio di partito l’hanno  ridotta a livello Ba2. Senza scandalo – a parte l’intervento tardivo dei giudici, e limitato, a un paio di operazioni.  

Mps è gestita da Profumo, banchiere compagno di formazione amerikana”. Ma il titolo non esce dal Ba2. Per questo? Non si sarebbe, in effetti, da fidarsi.

Anche Teleom Italia ebbe la sua stagione ruggente con i “capitani coraggiosi” dello stesso partito, cui ogni giorno facevano rendiconto. E ora è un’azienda che nessuno vuole – solo Bolloré, per scorporarla. Ma neanche di questo si parla – ne ha parlato Grillo e ha stravinto le elezioni, ma questo non è un argomento valido.

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